Bolzano, 22 novembre – Se dicessi che i periodi di maggiore crescita economica non corrispondono a rispettivi periodi di democrazia popolare, io sarei il solito fascista che usa il ventennio italiano per fare della demagogia. Se invece dico che la Corea del Sud dal 1960 al 1980 ha portato il reddito medio da 80$ a circa 800$ con contemporaneamente il raddoppio della popolazione, allora forse diventerei un neo liberista se non citassi il fatto in quel periodo la Corea del Sud era pseudo dittatura militare.

Potrei fare mille altri esempi di crescita economica non corrispondenti a periodi di democrazia. Invece mi limito a citare Friedrich List, un economista teutonico, egli additava la Gran Bretagna di predicare le politiche liberiste quando lei invece aveva raggiunto la cima con scelte non liberiste (dazi, chiusura delle frontiere, autarchia, ecc).

List diceva che tale atteggiamento, era solo uno stratagemma per dare un calcio alla scala che aveva usato per arrivare fino alla cima, in modo che gli altri non abbiano più modo di raggiungerla. Quindi tra il predicare il neo liberismo ed applicarlo c’è un oceano di saggi economici. Più o meno dal 1997, da quando scoppio la prima bolla finanziaria in Asia, la crescita è di fatto rallentata in risposta alla liberalizzazione dei mercati e
all’apertura delle frontiere.

Le ultime vere crescite economiche nel mondo si sono avute dalla combinazione di ingegnosi e pragmatici incentivi di mercato e direttive di stato, cioè da interventi politici. Per cui sono stufo di sentire dire che se usciamo dall’euro diventiamo poveri… perché adesso per caso siamo ricchi? La verità è che se usciamo dall’euro va in crisi un sistema basato sull’usura. Come effetto domino della crisi, ne pagheranno le conseguenze molti altri paesi, compresa la Germania. Quindi non diventiamo poveri solo noi, anche perché noi lo siamo già, ma diventano poveri molti altri paesi. Per cui è sempre meglio strozzare dai debiti una persona piuttosto che ucciderla completamente.

Bisogna dargli false informazioni economiche in modo che si indebiti ancora di più, senza mai però far vedere che è sempre il banco che vince.

G.L. Cerere

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