Bolzano, 21 dicembre – Tutta la trattativa governo Lega-M5S e istituzioni europee si può riassumere con un ossimoro: CEDERE con FERMEZZA. Era del tutto immaginabile che un governo simile non potesse partorire altro. Il Vulnus sta in quell’accordo che logicamente è frutto di un compromesso giocato al ribasso, come al ribasso sono state tutte le scelte a cui ci ha obbligato l’Europa. Ma che ne dicano i partiti che stanno adesso all’opposizione, Forza Italia, Pd e gli altri rivoli, anche loro non avrebbero potuto fare altro. Ricordiamoci che lo sforamento al 2,9 del deficit del governo Renzi ci era stato concesso, con le parole della Bonino, purché in cambio l’Italia diventasse unico porto di approdo per l’immigrazione per tutta l’Europa; altrimenti non si capisce di quale classe politica parliamo. La vera grande delusione però non sta nell’aver ceduto con l’Europa, ma nel non aver fatto i compiti in casa propria. Se la manovra avesse presentato una serie di interventi strutturali per la riduzione del debito pubblico, l’establishment europeo non avrebbe detto nulla, ma di questi, pure promessi in campagna elettorale dal zeugma di governo, non s’è visto traccia.

La riduzione dei costi della politica anche con la riduzione dei parlamentari da subito, non da domani, dove sta? La riduzione dei contributi o agevolazioni alle più diverse lobby economiche, amiche dei politici, dove sta? Potremmo andare avanti all’infinito citando ancora per l’ennesima volta le mancate riforme. Questo governo come tutti i precedenti ha deciso di agire con i soliti rodati metodi; colpire sempre gli stessi, cioè tutto il sistema produttivo: lavoratori, artigiani, contadini, imprenditori, commercianti, ecc. Chi come sempre ne risulta trionfatore è il circuito finanziario internazionale che può ancora scommettere e giocare col prodotto Italia.

Da tutto questo bailamme durato ormai quattro mesi siamo punto a capo, ci ritroviamo sempre in attesa di un Godot, e già sappiamo che non arriverà mai. Nel frattempo si susseguiranno altre pseudo scaramucce su decimali o incomprensioni varie, senza però mai affrontare la sostanza del problema Italia. Sostanza che è molto semplice, l’Italia in assenza di una politica sovranista vera, si trasformerà da uno stato sociale italiano ad uno stato assistenziale europeo, dove nel mezzo si troveranno una massa di lavoratori sfruttati e privi dei più elementari diritti. Un esempio per tutti è la pensione. Con roboanti parole ci hanno voluto far credere che la cosiddetta quota cento fosse lo smantellamento della legge Fornero, ma non è stato altro che uno spot fermato subito al primo sbadiglio di Jean-Claude Juncker e Pierre Moscovici. La colpa però non è dell’Europa, è di un sistema pensionistico del tutto italiano dove tutti hanno giocato al rialzo nell’assoluto silenzio di tutta la classe politica dal secondo dopoguerra in poi. I compiti dobbiamo farli noi in casa, così da poter guardare a testa alta i vari politici europei di turno senza timori e senza ricatti. CasaPound ha sempre detto che il problema principale sta nell’aver voluto un unico gestore della liquidità come l’INSP, ente che si occupa non solo di previdenza, ma anche di assistenza. Il primo passo è dividere il sistema previdenziale da quello assistenziale, non un unico calderone dal quale di volta in volta si può attingere senza rendersene conto.

Il sistema previdenziale pensionistico di per se è in attivo, questo non bisogna mai dimenticarselo, quello che mette in crisi è il sistema assistenziale che attinge a questo conto. Soldi che servono a finanziare progetti di integrazione, soldi che servono per la cassa integrazione, soldi che servono a coprire eventi calamitosi, insomma un conto libero a cui attingere.

Per cui la prima, ripeto, la prima cosa che questo governo avrebbe dovuto fare, se fosse stato un vero governo del cambiamento, sarebbe stata la separazione del sistema previdenziale dal sistema assistenziale. Facendo ciò si renderebbe evidente e palese qual’è la realtà dei conti. Basta farci sentire dire da Tito Boeri che sono gli immigrati che ci pagheranno la pensione, un autorazzismo idiota e classista, perché la pensione non dipende da nessuna razza e da nessuna etnia, la pensione viene pagata da chi lavora in modo regolare e in modo regolare paga i contributi previdenziali, indipendentemente dal colore delle pelle.

G.L. Cerere

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