Bolzano, 15 gennaio – Con il nuovo governo, e bisogna dare atto alla Lega di averlo proposto e realizzato, cosa che tutti gli altri governi, pur potendo, non l’hanno fatto, l’insegnante potrà dedurre un 15% sui guadagni provenienti dalle ripetizioni private e tale reddito non va ad accumularsi a quello di dipendente.
Ci voleva tanto? Pagare poco ma tutti; questo deve essere lo scopo della tassazione.
Con un semplice modello senza apertura di partita IVA, l’insegnante rilascia una ricevuta allo studente e poi al momento della dichiarazione dei redditi denuncerà al fisco gli introiti pagando il dovuto.
Ogni 10€ guadagnati, solo 1,5€ andranno in tasse.
La cosa è assolutamente accettabile ed auspicabile da parte di tutti gli insegnanti italiani che, per necessità, continuano a lavorare dopo l’orario scolastico senza compromettere la qualità dell’insegnamento stesso.
Il sistema fiscale precedente invece, obbligava l’apertura della partita IVA con i costi relativi della tenuta dei libri contabili e poi un accumulo del reddito. In pratica per 10€ di ripetizione si pagavano almeno 5€ di tasse, obbligando di fatto il docente a commettere l’evasione.
Bene, ma adesso che la legge è fatta quale può essere il passo successivo?
Sicuramente permettere alle famiglie di scaricarsi il 7% dell’importo delle ricevute, così di fatto innescando un processo in cui a nessuno conviene più evadere.
Bene, il senso dello Stato si rafforza con queste semplici manovre.
L’abbassamento della pressione fiscale è indispensabile per creare il senso di unità indispensabile per poter avere nuovamente un’identità nazionale.
Francesco Bragadin