Bolzano, 17 gennaio – Il compiacimento per l’arresto di Cesare Battisti non deve farci dimenticare le altre decine di terroristi ancora latitanti. In particolare, i tre superstiti della banda che agiva in valle Aurina, Heinrich Oberleiter, Siegfried Steger e Sepp Forer, a cui si deve aggiungere Heinrich Oberlechner, passato a miglior vita nel 2006: i cosiddetti “quattro bravi ragazzi”.
La banda di terroristi fece saltare decine di tralicci, specialmente in valle Aurina, e che fu sospettata degli omicidi dei Carabinieri Palmiro Ariu e Luigi De Gennaro, nonché delle Guardie di Finanza Salvatore Gabitta, Giuseppe D’Ignoti e Bruno Bolognesi. La mancata collaborazione delle autorità austriache con la magistratura italiana impedì di vedere processati e sanzionati gli autori di tali barbari omicidi.
I quattro furono condannati a un ergastolo, irrogato il 19 luglio 1971 dalla Corte d’Assise d’Appello di Bologna, per gli attentati a Brunico negli anni 67/68, per cospirazione politica mediante associazione, attentato all’integrità dello Stato, strage continuata, lesioni e danneggiamento, danneggiamento aggravato e continuato, attentato continuato alla sicurezza degli impianti dell’energia elettrica e per vilipendio alle Forze Armate. Inoltre, si beccarono 20 anni e 10 mesi di reclusione, inflitti il 20 aprile 1966 dalla Corte d’Assise di Milano, per i delitti di strage continuata al fine di attentare alla sicurezza dello Stato; di attentato continuato e aggravato alla sicurezza degli impianti di energia elettrica. Infine, ai soli Oberleiter e Oberlechner, per l’attentato al Brenner Express, fu imposta la pena di 16 anni di reclusione, per strage finalizzata alla sovversione dello Stato e per attentato alla sicurezza dei trasporti. La Corte d’Appello di Brescia che li sanzionò il 16 maggio del 1974, riscontrò loro «freddezza d’animo, disprezzo per quello che è considerato il bene più prezioso, mancanza di rispetto per ogni sentimento umano e malvagità d’animo».
Uno dei motti di questi banditi era: «Voi non avrete più la frontiera al Brennero, prima dovete scavarvi la fossa nella nostra terra». Frase incisa su di una tavoletta di legno ritrovata in una delle grotte che i quattro utilizzavano come rifugio, e simile alla tavoletta usata per il congegno a tavolette antagoniste, che aveva provocato lo scoppio della mina che uccise tre Carabinieri a Cima Vallona il 25 giugno del 1967.
La combriccola era affetta da manie di protagonismo. Infatti, si facevano spesso fotografare tutti agghindati da guerriglieri, mentre Oberleiter segnava su di un taccuino le imprese compiute, descrivendole per filo e per segno. A tal proposito il Giudice Martin affermò che i quattro costituirono: «un vero e proprio reparto armato, organizzando, in grotte della valle Aurina, depositi di esplosivi, materiali, armi e munizioni, come sarà successivamente accertato da questo Giudice Istruttore, addirittura attraverso inequivocabile fonte fotografica: caso processuale veramente singolare e unico nel suo genere, ove la prova del delitto è costituita dall’immagine dell’imputato mentre sta consumandolo!»
Questi galantuomini non scontarono nemmeno un giorno di carcere e si rifecero una vita in Germania e in Austria. Forer andò ad aiutare la sua signora a gestire alberghi in Tirolo. Steger si recò in Baviera a fare il macellaio, per poi trasferirsi nel paese della moglie, sempre in Tirolo. Infine, Oberleiter e Oberlecner si rifugiarono in Germania.
Steger, addirittura, l’undici giugno del 2013 è stato omaggiato di un lungo applauso nel corso di una manifestazione tenutasi in una sala di ricevimenti ufficiali del Parlamento austriaco, a Vienna, in cui era presente anche l’ex presidente della giunta provinciale altoatesina, Luis Durnwalder.
Oberleiter, da parte sua, nel dicembre del 2018 ha presentato domanda di grazia al Presidente della Repubblica italiana.
Chiediamo che il Governo dimostri la stessa tenacia che ha avuto con il caso Cesare Battisti e si attivi al più presto e in maniera decisa affinché l’Austria conceda l’estradizione per questi ex terroristi.
Eriprando della Torre di Valsassina