Bolzano, 20 gennaio – In Alto Adige la carta d’identità elettronica è stata rinviata di un anno, perché? La carta d’identità elettronica (CIE) è una realtà consolidata in tutta Italia, anche perché la vecchia carta d’identità cartacea non viene più riconosciuta in molti paesi dell’Unione Europea. La competenza degli uffici anagrafici è comunale, ma i dispositivi elettronici anagrafici (ANPR) sono nazionali sotto il ministero degli Interni di Matteo Salvini, per cui consolidati con la lingua nazionale, cioè l’italiano. Il problema perciòsussiste solo in Alto Adige dove vige l’obbligo del bilinguismo e quindi per problemi di natura tecnica non si riescono a stampare CIE bilingui. Tutto normale in una terra anormale. Il discorso però è un altro, ma se uno in modo del tutto volontario accettasse una CIE in italiano perché non può farla? Qui non si obbliga nessuno a non averla bilingue, ma semplicemente in questa fase di adattamento ci dovrebbe essere comunque la possibilità di chiederla nella lingua nazionale in tutti i comuni dell’Alto Adige. Non mi sembra una prevaricazione e nemmeno un sopruso anche perché se poi uno la volesse bilingue non c’è problema, gli si rilascia quella cartacea. La questione come sempre è del tutto ideologica, far emergere ancora una volta la diversità di questa terra dal contesto nazionale. Distaccare ancora di più il sentimento territoriale da un sentimento patrio di unità nazionale. Non sono due concetti in contraddizione possono coesistere tranquillamente in tutta Italia, ma non qui. Bisogna in ogni modo e a qualunque mezzo far capire che qui si vive in una appendice dell’Europa ma non in una provincia dell’Italia. Difatti nell’accordo del governo provinciale tra Lega e SVP, sin dalle prime battute si è evidenziatoe si è voluto portare avanti indiscutibilmente il progetto neoliberista europeo. Non si fa mai in nessun punto menzione della difesa dell’Italia da un contesto migrazionale mondiale. La rotta è stata tracciata dalla SVP e la Lega si presta a stare ai remi di una galea bireme, ma dove al comando non non ci sta nessuno di loro. Tutti in cambusa o sottocoperta incatenati a remare a ritmo di tamburo per quei principi che avevano criticato fino al giorno prima delle elezioni anche con l’avvallo di Calderoli, lo stesso che scriveva su Facebook: “Per salvare la cultura europea servono confini e sovranità nazionale, come chiedono Salvini, Le Pen, Strache e Wilders”.Purtroppo noi non abbiamo la memoria corta e sappiamo distinguere le persone, per questo non ci mescoleremo mai con chi prima dice una cosa e poi la rinnega.
G.L. Cerere