Bolzano, 25 gennaio – Parliamo di Banche locali tanto per dimostrare che anche qui si comportano come tutte le altre banche nazionali ed internazionali. La Banca Popolare dell’Alto Adige / Südtiroler Volksbank è una delle maggiori banche locali con una consolidata tradizione di diffusione territoriale. Il successo economico di questa banca ha permesso nel 2015 l’incorporazione della Banca di Marostica, logicamente aumentandone il capitale. Tale progetto ha poi “obbligato” la trasformazione della banca da cooperativa in società per azioni. Questo è stato l’iter fino ad oggi, ma cosa ha realmente significato per i correntisti e i soci?
Per capire tutto bisogna partire dall’inizio e per questioni di sinteticità cercherò di essere il più basico possibile. Capire la distinzione tra banca cooperativa e banca azionaria è fondamentale, e consiste nel ruolo che hanno i soci e le azioni. Nelle banche cooperative i soci, cioè i proprietari della banca, detengono un certo numero di azioni, ma al momento del voto ad esempio per l’approvazione del bilancio, il voto espresso è un voto capitario, cioè indipendentemente dal numero di azioni detenute il voto vale uno per tutti. Per cui che uno ne possegga una o cento non cambia nulla, il suo voto vale uno. Inoltre il valore delle azioni non deve essere necessariamente collegato al valore monetario o patrimoniale della banca, meglio se lo è, ma non è una condizione sine qua non. Il valore dell’azione stessa quindi può essere “drogato”, perché non sta a tutte le regole che il mercato impone, e normalmente è molto più alto al valore reale della banca. Il valore di queste azioni poi non sono azioni soggette ad una variabilità, ma il loro valore è determinato dal consiglio di amministrazione della banca, logicamente in base al bilancio consolidato. Una banca come società per azioni ragiona in modo completamente differente. I voti dei vari soci hanno un peso in base al numero di azioni possedute, il valore dell’azione stessa è soggetto alla domanda e all’offerta e sono molto più legate al valore commerciale della banca. Questo non obbliga necessariamente quotarsi in borsa, semplicemente il valore reale della banca determina maggiormente il valore delle azioni. Questa è la base per capire perché il percorso che ha trasformato la Banca popolare dell’Alto Adige da una banca cooperativa ad una Società per Azioni ha fatto perdere il valore dell’azione del 35%, cioè tutti gli azionisti si sono ritrovati con un bel po’ di soldi in meno da un giorno all’altro.
Nel 2015 l’allora capo di governo Matteo Renzi, fece un decreto che obbligava le banche popolari con un patrimonio superiore agli 8 miliardi di euro a trasformarsi in SpA entro 18 mesi. Un decreto epocale che scombussolo tutto il sistema bancario nazionale, di cui ne abbiamo visto molte conseguenze, Banca Etruria, Banca popolare di Vicenza….ricordate.
La giustificazione del decreto del ministro Padoan fu che si voleva rendere le banche più forti e meno soggette alle lobby dei vari consigli di amministrazione, fatti indiscutibilmente veri, ma a quale prezzo? Il prezzo che tutti ben conosciamo, quello del salvataggio di alcune banche da parte del governo e invece qui con la svalutazione del valore delle azioni.
La responsabilità però non sta solo nel governo, ma anche a chi ha deciso la trasformazione da banca cooperativa a banca azionaria. Il passaggio nel caso della Banca Popolare dell’Alto Adige non era obbligatorio, bastava stare sotto gli 8 miliardi di patrimonio e non sarebbe successo nulla. Solo che il Consiglio di Amministrazione, non ha portato questa scelta ai voti dei soci, ma ha portato semplicemente ai voti nel 2016 la scelta di aderire alla nuova banca con un valore nominale più basso delle azioni. Proprio per questa scelta una piccola minoranza di soci si è rivolta al tribunale per chiedere la rivalutazione dell’azione che passo da 19,65 € a 12,10 € da un giorno all’altro perdendo così 7,44 € per azione. Si capisce che chi aveva in portafoglio migliaia di queste azioni non si trattava proprio di una cifra irrisoria. Lasciamo al momento fare alla giustizia il suo corso, e aspettiamo intanto con trepidazione la sentenza definitiva, che chissà quando arriverà, tra ricorsi di una o dell’altra parte.
Ma cosa si evince da tutto questo? Semplicemente che indipendentemente dal tipo di banca in cui uno ha il conto, o che è detentore di azioni, o obbligazioni subordinate, i diversi consigli di amministrazioni gestiscono la banca come fosse loro, in barba agli obiettivi che aveva dichiarato l’allora ministro Padoan. Tutti i vertici della finanza ragionano e funzionano con criteri che non guardano l’interesse delle persone, delle nazioni e dei popoli, si attengono a quelle regole del mercato neoliberista che ne permettono la loro esistenza e la loro sopravvivenza.
G.L. Cerere