Bolzano, 28 gennaio – Ora che la Giunta Kompatscher 2.0 è stata ufficialmente eletta, si possono fare i primi commenti, di certo non sui fatti fin qui realizzati, ma solo sul divenire che ha portato alla sua sua realizzazione. Primo punto importante, anche con la Lega come partner, non c’è stata nessuna sorta di discontinuità sia sul programma che sulle competenze rispetto alle giunte precedenti. Che al fianco della SVP nel corso degli anni abbia di volta in volta governato la DC, il PD e adesso la Lega non fa assolutamente nessuna differenza in termini di peso e forza politica sulla bilancia del potere. Le competenze assegnategli sono le solite competenze di routine, nessun cambiamento e nessuna rottura. Tutto il fragore e gli slogan sul sovranismo pre elettorale si sono trasformati semplicemente, come ha detto Kompatscher nel suo discorso di insediamento, in più mitteleuropa neoliberista. Una sconfitta per tutti gli elettori della Lega che credevano nel cambiamento. La Lega in questo ha ancora una volta dimostrato come tutti i precedenti partner di giunta, l’inconsistenza come partito di rappresentanza del gruppo linguistico italiano. Come ha detto in un intervista di giovedì 24 gennaio 2019 pag. 2 il nuovo vice presidente Vettorato sul Tageszeitung, nel merito del cosiddetto “disagio degli italiani”, lo si deve affrontare in ambito scolastico e culturale. Purtroppo lo stesso che diceva Tommasini al suo insediamento come assessore alla cultura di lingua italiana nella giunta precedente. Dove sta la rottura? Dove sta il cambiamento? Si parla ancora delle stesse cose di cinque, dieci, quindici anni fa. Sono cambiate le facce non i concetti e i paradigmi che ci stanno dietro. Ancora altri politici che non hanno capito che “disagio degli italiani” non esiste. Si, il “disagio degli italiani” tanto sbandierato e buttato in prima pagina di volta in volta sui quotidiani locali e nazionali, lo ripeto NON ESISTE. Esiste invece un’altra cosa semplice semplice, ma che il politically correct non permette di dire che è “la discriminazione del gruppo linguistico italiano”. Voi penserete che si intende la stessa cosa, purtroppo no. I termini sono tanto importanti quanto i concetti che ci stanno dietro. Dire disagio invece di discriminazione, fa pensare a un sentimento, ad una percezione, ad uno stato mentale a cui si rimedia con la cultura e con la scuola, come dice Vettorato e diceva Tommasini. Dire discriminazione invece fa subito riferimento ad una situazione fattuale, reale, e per risolverli quei problemi c’è bisogno di ben altro che dei corsi di storia locale. Lo stesso vale utilizzare il termine italiani invece di altoatesini di lingua italiana o altoatesini di lingua tedesca, benché anagraficamente siamo tutti cittadini italiani, dire italiani e tedeschi fa divisione. Dire altoatesini invece fa Italia e questo non va bene, allora per compensare di dice sudtirolesi per rimettere i paletti a Salorno. La discriminazione degli altoatesini di lingua italiana esiste ed è reale e la si combatte nel reale coi fatti se si vuole vincere. I fatti dimostrano che il reddito medio pro capite del gruppo linguistico ladino e tedesco e maggiore del gruppo linguistico italiano, questo è un fatto non un disagio. La diminuzione degli altoatesini che si dichiarano appartenenti al gruppo linguistico italiano al censimento per avere maggiori possibilità nei concorsi o nell’assegnazione delle case popolari è un fatto non un disagio. La maggior parte dei contributi provinciali, se non totale per le attività agricole e turistiche non la prendono di certo gli altoatesini di lingua italiana, questo è un fatto non un disagio. L’iscrizione scolastica dei bambini di lingua italiana nelle scuole di lingua tedesca è un fatto non un disagio. Se poi si parla di bilinguismo mi scappa una risata, lo si invoca solo quando non viene tradotta qualsiasi cosa in tedesco, ma se è solo in tedesco va bene. Provate ad immaginare lo scandalo se il Comune di Bolzano pubblicasse il suo bollettino comunale solo in italiano, bollettino logicamente finanziato dai contributi pubblici comunali. Ci sarebbe una levata di scudi che andrebbe fino all’ONU con la potenza tutrice dell’Austria; ma nessuno dice nulla delle decine di bollettini comunali pubblicati solo in lingua tedesca altrettanto finanziati dai comuni con le tasse degli altoatesini di lingua italiana. Una apartheid conclamata nei fatti, anche se non è scritta sui bus con posti riservati ai bianchi. Basta prendere un autobus di pendolari che arriva da Sarentino alle 7 del mattino per capire di cosa si tratta; come basta altrettando prendere un bus urbano che porta dal quartiere Casanova di Bolzano al centro della città sempre alle 7 del mattino. Non si vedono scritte sugli autobus perché non servono la divisione è nei fatti. Si potrebbe andare avanti ancora con altri esempi reali o con dati statistici economici per dimostrare che la discriminazione è reale e dura ormai da 70 anni, non un semplice disagio come ci vogliono far credere. La Lega se avesse voluto scardinare questa discriminazione si sarebbe dovuta impuntare su competenze vere quali l’agricoltura, il turismo, gli enti locali, l’industria, il commercio, l’artigianato, ecc, insomma su quelle competenze che determinano la realtà della vita quotidiana attraverso l’economia. Ma che ci volete fare, noi tanto lo sappiano che qui da noi la Lega si chiama in realtà Lega Südtirol.

G.L. Cerere

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