Bolzano, 19 febbraio  – Premettiamo che la politica di Trump, come per ogni buon presidente repubblicano, è quella di tenere alta l’asticella della politica estera. Ora sul tavolo della stanza ovale di Trump è arrivato il rapporto preliminare di una eventuale e possibile introduzione di dazi sull’import di automobili entro i prossimi 90 giorni. A scanso di equivoci chi segue le mia rubrica di PostaCerere sa già come la penso sui dazi doganali. Per riassumere, per prodotti materiali o del terziario, nel ciclo economico di medio lungo periodo, sono uno strumento economicamente efficace, un po’ meno socialmente, ma questo non lo dico io ma la scienza economica. Torniamo a noi sulla possibile introduzione di dazi del 25% per le importazioni di autovetture negli USA. Cosa significa per gli attori in campo? Distinguiamo, produttori e nazioni. Per la produzione extra USA significa un contraccolpo non da poco cioè calo del fatturato, per gli stati che ospitano le industrie produttrici significa crisi sociale. Chi è il maggiore importatore di autoveicoli negli USA? Guarda caso la VolksWagen, la Mercedes e la BMW, tradotto la Germania. Cosa ha pensato bene di fare ieri la Merkel in fretta e furia subito dopo l’annuncio? Ha fatto convocare subito la Commissione Europea per affrontare il futuro possibile problema germanico. Questa è l’ennesima dimostrazione che l’Unione Europea non è altro che un unico mercato a guida teutonica, che ad ogni starnuto della Merkel di turno bisogna reagire in modo vigoroso e unito. Chi se ne frega degli altri problemi degli altri paesi membri. Chi se ne frega delle scelte economiche che vanno a gravare sull’economia degli altri paesi membri, anzi meglio. La Germania ha sempre fatto spallucce con la politica sull’immigrazione, chi ci rimetteva era l’Italia, giusto! La Germania è sempre stata uno dei più grandi sostenitori dell’embargo agroalimentare contro la Russia, che costano all’Italia il 28% dell’export. Insomma questa Unione Europea non è una unione ma una colonizzazione economica della Germania. Guai a ribellarsi e guai ad interferire. Solo che il ciclo economico globalizzato non risparmia nessuno e se la natura economica espansionistica della Germania si dovesse fermare metterebbe in crisi tutto il ciclo produttivo europeo, questo anche per colpa dei nostri politici che hanno permesso un Europa germanocentrica. I segnali non sono proprio allarmanti, ma ci manca poco, con la Brexit e il rallentamento della produzione cinese, e ora con eventuali dazi, la Germania non si troverebbe più in quel ruolo di dominus incontrastato. C’è comunque da dirlo chiaramente che queste politiche USA comunque hanno come obiettivo finale la Cina, questo lo hanno capito anche i muli, ma come effetti collaterali e magari con maggiori problemi andranno ad intaccare l’economia europea collegata alla Cina. Quello che comunque mi preme evidenziare è che una Unione Europea così sbilanciata, così disunita, così germanocentrica non serve il bene della nostra nazione e la soluzione la conoscete da voi.

G.L. Cerere

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