Milano, 29 aprile
SERGIO, SCRIVE REPUBBLICA …
di Alfonso Indelicato
Scrive Repubblica che fosti ucciso,
Sergio, “durante gli scontri di piazza”.
Talora codesto giornale
è un poco impreciso,
immemore, tardo a trovare in archivio
le fievoli tracce del tempo che fu.
Talora … o spesso, non so.
Mi pare non fosse una piazza,
mi pare non fossero scontri …
Ma il tempo è passato, chi sa.
Mi sembra che fosse un agguato
là dove, ragazzo, abitavi.
Un agguato! Ma forse mi sbaglio.
Rammento che fossero in tanti,
proletari per gioco,
figlioli di abbienti famiglie,
tanto che avendo assai a lungo studiato
anni dopo, sciolto ad Ippocrate il giuro
medici furono
e certo i malati, amorosi essi curano.
Quel giorno stringevano in mano un attrezzo
più consono nelle officine,
ma non l’impiegarono tale …
Ma ecco, Sergio, rammento!
ti sfondarono il cranio
vibrati da quei finti artieri
i colpi delle chiavi inglesi.
Poi, giacesti coperto di sangue
fra gli urli di quanti
hanno visto il macello.
Poi il lungo martirio
fra pianti e speranze, e infine …
E quando – ecco che torni
o memoria! – si sa la notizia,
scoppia l’applauso a Palazzo,
plaudono sindaco e giunta e consiglieri tutti
di quella maggioranza
gridando gioia ed alzando le braccia
ché finalmente eri morto, fascista, ragazzo,
figlio nostro, fratello!
Ma forse mi sbaglio, la mente mi manca.
se Repubblica di “scontri di piazza”
oggi parla…
Alfonso Indelicato