Bolzano, 27 maggio – Dopo ogni tornata elettorale ci sono vincitori e sconfitti, c’è chi vede il bicchiere mezzo pieno e chi lo vede mezzo vuoto. Io personalmente il bicchiere lo vedo sempre pieno, semplicemente perché in chimica mi hanno insegnato che a riempire il bicchiere sono due sostanze una liquida ed una gassosa. Però quello che fa la differenza è il valore assoluto di sostanze contenute, ed è di questo che si deve parlare, il resto sono solo speculazioni partitiche per inghiottire più o meno la dolce o amara pastiglia di turno.

In valori assoluti c’è stata ancora una diminuzione degli elettori, poco più della metà del corpo elettorale italiano circa il 56%. Se si pensa che durante gli anni 70 la percentuale dei votanti si aggirava intorno al 85% si capisce come è aumentata la disaffezzione per le votazioni in generale. Primo dato allora è che il 44% degli italiani per un motivo o l’altro non ha votato. In Alto Adige il dato invece è in controtendenza rispetto al nazionale, qui l’affluenza alle urne è aumentata. A me non interessa fare un analisi sui singoli partiti, basta sfogliare qualsiasi altro giornale e ve la leggete, faccio una analisi sul pensiero che ci sta dietro i risultati di queste elezioni.

Primo aspetto è il dato che ha vinto il pensiero europeista nelle sue diverse vesti: verde, popolare, socialista, liberale e altro. Il cosiddetto pensiero sovranista non ha attecchito in nessun paese se non nel Regno Unito. Se qualcuno pensa che Salvini con la Lega siano sovranisti ve ne accorgerete tra qualche mese. Questa è la parte politica, cioè la direttrice non cambia, si va verso gli Stati Uniti d’Europa. Questo cosa significa? Che siccome ci sono esigenze molto differenti tra tutti i membri dell’unione europea, si applicherà sempre come è stato fino adesso il minimo comune multiplo per i diritti civili e sociali, cioè si giocherà al ribasso in politica lasciando la supremazia all’economia e alla finanza. Tradotto, le redini dell’Unione Europea le gestiranno quei paesi che fino adesso hanno fatto da locomotore economico finanziario: Germania-Francia. Che ne dica Salvini dal prossimo autunno inizierà un nuovo giro di boa di austerithy e recessione per l’Italia, fatto di vincoli di bilancio e clausole di salvaguardia, e dato che il debito pubblico dell’Italia non ce l’hanno in tasca gli italiani ma gli stranieri, hai voglia a fare proclami di sovranismo.

Secondo aspetto molto rilevante solo per l’Italia, è l’elevato tasso di mobilità elettorale. Questo significa che c’è un 30% degli elettori che di volta in volta si fa convincere dal politico in auge; ad esempio si è passati in queste ultime elezioni europee da un Matteo del 2014 all’altro Matteo del 2019. Questo sta a indicare che c’è una grossa fetta di elettorato che non ha un interesse specifico nell’andare a votare, ma che per onda di inerzia o per mainstream mediatico di volta in volta sceglie sempre diversamente. Non è un elettore fedele che per ideologia, struttura territoriale, religione, etnia o altro si reca a votare, ma adatta il proprio voto, come piaceva tanto dire a Zygmunt Bauman, in modo liquido. Questo elettore abituato al consumo frenetico, adatta il voto al suo stile di vita senza accorgersi che non è lui che sceglie, ma viene indotto a scegliere solo tra alcuni prodotti esposti in vetrina. Non sto dicendo che è un bene o un male, semplicemente questo è un dato di fatto, ed è proprio questo fatto che mi allarma. Equiparare il voto ad una scelta finanziaria, economica o commerciale è di per se una sconfitta del sistema democratico elettivo. Il suffragio universale svuotato di valori rischia di diventare nemesi di se stesso e autoreferenziale a pedibus usque ad caput.

G.L. Cerere

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