SIRIA – Nel corso del viaggio in Siria del progetto “Turismo Solidale” della onlus italiana Sol.Id (Solidarité Identitès), durante la visita dei siti archeologici millenari e delle antiche città finalmente liberate dalla furia dell’ISIS e di Jabat al-Nusra, il consigliere comunale di CasaPound Bolzano, Andrea Bonazza, ha incontrato Samir Ibrahim, il Colonnello dell’esercito siriano che ha partecipato alle battaglie per la liberazione di Palmyra, la Regina del Deserto, dai terroristi.

Contro centinaia di miliziani dello Stato Islamico pesantemente armati, i soldati siriani del presidente Bashar al-Assad hanno combattuto duramente con armi di piccolo calibro per non danneggiare ulteriormente le rovine di una delle città più antiche del mondo. In una Palmira violentata e occupata dai miliziani fondamentalisti di Daesh per ben due volte, prima di essere nuovamente liberata con gli immensi sforzi di un esercito indicato come “male assoluto” dai governi e dai media occidentali, vergognosamente schierati con il fronte dei ribelli nei primi anni del conflitto. Quel famoso fronte dei ribelli che, con buona pace di giornalisti e Ong della sinistra italiana, arruolava tra le sue fila i tagliagole jihadisti.

Molti sono stati i caduti tra i soldati regolari siriani definiti, a ragione, dai propri connazionali, martiri della patria, e grazie ai quali oggi il mondo intero può continuare ad ammirare le millenarie rovine di Palmira, l’antico regno della regina Zenobia, da cui ha origine parte della storia dei nostri popoli di Oriente e Occidente.

“Nonostante la visione completamente distorta rifilataci dai media occidentali, tutto il mondo deve al Colonnello e ai suoi soldati il massimo della riconoscenza per aver salvato parte di questa culla della nostra Civiltà – ha dichiarato Bonazza – È stato un vero onore conoscere il Colonnello Ibrahim, esempio di coraggio, umiltà e senso del Dovere fuori dal tempo. Fuori da un tempo, quello moderno, e di una civiltà, quella occidentale, che ha vergognosamente perduto la continuità con la sua storia e quell’amor di Patria oggi bistrattato dalle istituzioni che dovrebbero invece tramandarlo alle nazioni”.

Picchio Romano

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