la rubrica di PostaCerere

Bolzano, 17 ottobre  – Ogni volta che si riaccendono gli animi in Catalogna si iniziano a innescare come in un effetto domino i rigurgiti di separatismo in tutta Europa. Logicamente qui da noi non può che essere diversamente, Schützen, SVP e tutto il mondo di lingua tedesca non fa altro che plaudere il proprio consenso. Loro, memori di un Austria Felix multietnica (Bella gerant alii, tu felix Austria nube), vogliono riproporre lo stesso paradigma sotto altre forme, cioè utilizzare lo strumento dell’Unione Europea come grimaldello per sfasciare gli stati nazione, per poi riproporsi con nuovi modelli di prevaricazione etnica. Per chi avesse la memoria corta ricordo che nei territori sotto il dominio Austro-Ungarico, tutte le minoranze linguistiche non vivevano nel paese di bengodi, anzi erano sfruttate, discriminate e messe le une contro le altre, logicamente dove quella tedesca teneva esclusivamente in mano le redini dell’impero. Trentini, istriani, dalmati sentivano il richiamo della madre patria non per nulla. Senza dimenticarci, tornando qualche anno ancora più indietroai lombardi e veneti che durante l’occupazione austroungarica non si sarebbero di certo ribellati se non ci fossero state delle ragioni terrene valide. Quindi quando ci vogliono riproporre il pensiero che noi italiani eravamo più tutelati sotto governanti stranieri, si dimentica o si vuole rimuovere semplicemente un pezzo di storia che ci è costato sangue ed emigrazione. Si perché i trentini, i dalmati e gli istriani di lingua italiana che emigravano nelle americhe di certo non lo facevano per partito preso, ma perché esisteva già allora un processo di tedeschizzazione di tutti i territori del suo impero. Dopo questa piccola premessa per rimettere le cose al loro posto torniamo al tema centrale che è quello della autodeterminazione dei popoli. Quali sono i criteri per i quali all’ONU si possono promuovere gli strumenti di autodeterminazione? Semplicemente non esistono e non sono mai stati applicati in modo oggettivo, sono sempre stati applicati in modo discontinuo e arbitrario, contribuendo così di volta in volta a destabilizzazione e a sovvertire alcune zone di loro interesse. L’autodeterminazione dei popoli è il solito pensiero mondialista per cui qualcuno in base a un qualche criterio arbitrario vorrebbe, nel consenso mondiale, appropriarsi di un territorio senza colpo ferire, tutto questo in nome della pace. Pace che per chi sta all’ONU non significa Pax Augustea, quella era tutt’altra cosa che merita rispetto e lungimiranza politica. Quindi cosa distingue un popolo rispetto ad un altro nel chiedere autodeterminazione se non esiste un criterio oggettivo? Perché ai Catalani si e agli indigeni del Nord America no. Si potrebbe andare avanti all’infinito come nella teoria degli insiemi fino ad arrivare ad un sottoinsieme che equivale ad una unità. Quindi se il diritto di autodeterminazione esiste perché alla Catalogna dovrebbe essere concesso e alla Tabarnia no? Anche questa è un suo sottoinsieme. Per chi non lo sapesse la Tabarnia è quella zona della Catalogna di cui il mainstream mondiale non parla e quotidianamente boicotta, che vorrebbe lei stessa staccarsi dalla Catalogna nel caso si staccasse da Madrid. Sono la maggioranza lealista di alcune zone della Catalogna che non vogliono staccarsi dalla Spagna, difatti il nome deriva da TArragona BARcelonaNIA. Nessuno parla di loro perché sono la maggioranza silenziosa, inoltre non è bello far capire che dietro i manifestanti pro Catalogna si possano nascondere degli interessi economico finanziari che nessuno ci vuole fare vedere. Credo che chiunque da straniero, prima di prendere una qualsiasi posizione seria, debba riflettere sul perché si riaccendono gli animi ogni tot anni. Schierarsi semplicemente a favore della Catalogna come hanno fatto gli Schützen e il mondo di lingua tedesca altoatesino non può che essere esclusivamente interpretato come un rigurgito emulativo contro gli italiani senza sporcarsi le mani e la bocca, perché invocare l’autodeterminazione significa mettersi dalla parte del mainstream mediatico mondiale. Si dimenticano un piccolo particolare che i tedeschi dell’Alto Adige non sono un popolo, ma una minoranza etnico linguistica austriaca, che a seguito di una sconfitta bellica nel primo conflitto mondiale hanno perso questi territori. Quindi trattasi di tutt’altra cosa, senza mai dimenticarsi che se l’Italia avesse utilizzato lo stesso strumento del VAE VICTIS che hanno utilizzato i sovietici dopo la seconda guerra mondiale nei loro territori adesso in Alto Adige si parlerebbe di tutt’altro.

G.L.Cerere

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