la rubrica di PostaCerere
Il 24 novembre 2019 si terrà a Bolzano un referendum popolare consultivo per la realizzazione di una linea tramviaria nella città capoluogo. A scanso di equivoci premetto che sono assolutamente contrario a tale scelta per ragioni tecniche, che per me significa che ogni prestazione deve essere, nel miglior modo possibile, quantizzabile, cioè misurabile, affinché non si riduca ad un giudizio di valore meramente soggettivo. Partiamo innanzitutto dalla sua definizione; il tram è sostanzialmente un veicolo su rotaia per trasporto persone in ambito cittadino. Insomma un treno leggero e adattato alla situazione urbana. Per cui se intendiamo tram solamente una corsia riservata per far scorrere più velocemente gli autobus è meglio non dire la parola tram.
Il punto fondamentale è, per quale situazione urbana un tram è da considerarsi un veicolo idoneo efficiente e soprattutto efficace? I presupposti base per l’infrastruttura sono: alta densità abitativa, piano stradale adeguatamente largo, flussi di traffico scorrevoli. Per Bolzano vale solo l’alta densità abitativa, gli altri due punti non possono essere assicurati in una città dove la larghezza media delle strade cittadine e di una carreggiata con due corsie a senso di marcia opposto nella migliore delle ipotesi. Non parliamo poi dei flussi di traffico. Qui bisogna distinguere tra traffico per persone e traffico merci, nel quale viene inteso anche il traffico generato dalle attività produttive. Se si guardano tutte le statistiche comunali per il trasporto urbano di persone in ambito cittadino, si vede che la parte del leone la fanno gli autobus, i veicoli a due ruote e i pedoni. I Bolzanini utilizzano il proprio veicolo privato a 4 ruote maggiormente in casi di necessità o per collegamenti extraurbani. Chiarito questo allora si pone la domanda, ma a chi serve veramente il Tram? Se il traffico cittadino è generato prevalentemente da pendolari e trasporto produttivo che senso ha un tram per i bolzanini? Non risolverebbe di una virgola l’attuale situazione di intasamento stradale, anzi andrebbe a peggiorarla dato che per l’infrastruttura bisogna togliere piano stradale già stretto. La situazione andrebbe ancora peggiorando invece di migliorarsi. Anzi, è risaputo che la pericolosità del tram poi è maggiore nei confronti di pedoni, ciclisti e motociclisti, e in una città ad alta vocazione pedociclabile risulta ancora maggiormente contraddittorio. Ma poi i costi a chilometro per l’infrastruttura sono solo l’inizio: progetto, accessori, realizzazione dell’infrastruttura, acquisto dei veicoli. I costi di esercizio (manutenzione veicoli e linea, ammortamento, personale, energia) faranno raddoppiare l’anti economicità di tale scelta. Io non so quanto hanno previsto di costo al chilometro, 10, 20, 30 milioni di euro? Fin quando non si farà un progetto preliminare non si potrà sapere con certezza.
Credo che dietro il progetto del tram ci sia solo una sorta di pseudo ideologia mitteleuropea invece di una visione di problem solving del traffico veicolare non a Bolzano, ma su Bolzano, chiara la distinzione! Il problema del traffico non si risolve ex post ma ex ante, cioè nel momento di sviluppo e progettazione della pianificazione urbana. Non si può non immaginare che costruire un ospedale provinciale con un unica strada di accesso non sia da degenerati. Non si può non immaginare che costruire abitazioni ad alta densità abitativa senza le relative infrastrutture di collegamento parametrate alla stessa densità sia una scelta intelligente. Non si può non pensare che l’accentramento di punti di attrazione non attragga traffico. Non si può non pensare che la mobilità sia un aspetto primario alla qualità della vita. Mi domando cosa hanno fatto i politici in tutti questi anni nelle varie commissioni urbanistiche, anzi forse la domanda posta è sbagliata. È giusto che dei politici senza le relative competenze tecniche si occupino di pianificazione urbana? Quando i decisori di strade e viali, regolamentazione delle facciate, spazi verdi, arredo urbano, fognature e rete idrica, attrezzature e monumenti pubblici, ecc, non hanno una strategia a lungo termine, ma possono cambiare ogni 4 o 5 anni significa il caos, ma se poi ci si aggiunge la componente etnica si arriva a quello che è successo a Bolzano. Una città perennemente intasata, inquinata, saccheggiata e ferita nella sua storia. Come non pensare all’atto di vigliaccheria nella distruzione delle semirurali con una densità abitativa a misura d’uomo per poi costruire dei quartieri ghetto (23 ettari – 2000 alloggi – abitanti 7.000) senza le relative infrastrutture di collegamento, hanno aumentato la densità e hanno eliminato le strade della vecchia viabilità e incanalano traffico e parcheggi sottoterra; via Vercelli non esiste più, via Piacenza moncata, piazza Don Bosco cancellata, ecc. Insomma parlare esclusivamente di tram per i radical chic del centro cittadino fa tendenza e li fa sentire più mitteleuropa, per i popolani del vecchio Rione DUX non cambierà nulla, ma per sicurezza è meglio cancellare ogni traccia, magari piantando un paio di rotaie.
G.L. Cerere