La conferenza, organizzata dall’Associazione Nazionale Alpini con il patrocinio del Comune di Bolzano per celebrare i 35 anni del Gruppo ANA Bolzano Centro, sfoglia le pagine del libro e ripercorre le avventure africane di Maccagnan con gli alpini volontari, perennemente impegnati nei nostri quartieri in continue raccolte fondi alternate ad opere di solidarietà.
Baba Camillo è un missionario trentino della Val di Non che da anni aiuta gli africani della Tanzania, una delle terre più povere del mondo, in villaggi poverissimi sì, ma ricchi di gioia e semplicità. Questo anziano prete noneso ha edificato in questa terra orfanotrofi, chiese, mense, pozzi e acquedotti, cliniche sanitarie e scuole, e, soprattutto, strutture lavorative per l’agricoltura e le costruzioni utili alla vita quotidiana dei villaggi e alla loto autosufficienza.
Con il grande e preziosissimo aiuto degli Alpini di Cles, Giussano e Bolzano, Baba Camillo conduce da anni una battaglia per assicurare una buona vita agli abitanti di Kipengere, insegnando agli indigeni a studiare la propria cultura ma anche a rispettare il prossimo e le donne, insegnando l’importanza dell’igene personale e il dovere di lavorare, la terra o la malta, in favore della propria comunità.
Lontani dalle ricche associazioni che in molti casi operano più per snaturare vita e tradizioni degli africani – portando talvolta la corruzione delle diavolerie del mondo occidentale – che non per aiutare realmente questi popoli a crescere e progredire nel rispetto della propria cultura, gli alpini volontari di Baba Camillo compiono una missione di solidarietà internazionale pura e sincera, sensibilizzando qui gli italiani alla causa del missionario e portandone un grande contributo in termini economici e materiali.
Il libro di Claudio Maccagnan, in vendita a 12euro e destinato a farmi compagnia nei miei prossimi viaggi, affronta anche una lucida critica all’Occidente e alle politiche dei suoi governanti, e alle multinazionali che traggono profitto sfruttando quelle terre per l’uomo bianco ricche di oro e risorse materiali però inutili per un popolo che necessita principalmente di cibo, istruzione, sanità e apprendimento delle arti lavorative.
Ad allietare la serata, con una suggestiva colonna sonora di vecchie canzoni di montagna, ci ha pensato il Coro Catinaccio, prestigioso coro bolzanino, conosciuto e chiamato ad esibirsi in tutto il mondo. Il coro a spezzato in due occasioni il monologo di Maccagnan, esibendosi in siparietti canori con brani classici delle voci di montagna come Joska la rossa, il Bersagliere ha cento penne, la Dosolina, Mamma mia vienimi incontro, La Montanara, Dovett evett o Mariettina, Rifugio Bianco e il cifolo del vapore.
Questa è la solidarietà che ci piace e che dev’essere sostenuta.
Aiutandoli a casa loro.
Aiutandoli rispettandone identità e diversità sempre più preziose in un mondo che vorrebbero piatto e uguale.
Andrea Bonazza