La rubrica di PostaCerere
Bolzano, 9 gennaio – Le festività natalizie sono finite per cui adesso possiamo nuovamente parlare di inquinamento dell’aria. Si perché fino adesso non andava bene parlare delle centinaia di pullman che arrivavano in Alto Adige per i mercatini; non si poteva parlare delle migliaia di autovetture di turisti che arrivavano per le festività. Inoltre essendo i gretini a sciare non potevano fare assenze scolastiche “giustificate” con i loro Fridays for Future. Hanno anche loro il diritto di farsi una vacanza sugli sci, logicamente sempre con la loro bottiglietta d’acqua refill. Non bisogna fare i rovina feste, bisogna stare zitti e lasciare che il mainstream detti le regole della comunicazione. Bisogna parlarne solo a sbornia finita, allora si che è permesso parlare del superamento delle PM10 e delle PM 2,5 e trovando sempre i soliti colpevoli, i diesel puzzoni dei pendolari, le stufe a legna del riscaldamento, le cattive industrie di Bolzano, ecc, insomma sempre i soliti stereotipi. Mi piacerebbe ogni tanto dire un va fan culo, ma non si può perché bisogna sempre rispettare il politicamente corretto. Poi questa dizione di politicamente corretto mi sta proprio antipatica, perché cosa significa corretto? Corretto significa dire la verità, non fare il buonista o il simpatico. Dire che i gretini manifestano contro Bolsonaro perché brucia 1 milione di ettari di foresta fa cool per i benpensanti della sinistra. Ma nessuno di loro dice che gli incendi in California dello scorso anno hanno bruciato 2 milioni di ettari di bosco, oppure che gli ultimi incendi in Australia hanno bruciato 5 milioni di ettari, insomma per i radical chic bisogna sempre prendersela con qualcuno e accusarlo di qualcosa, ma mai trovare soluzioni per risolvere i veri problemi delle persone comuni. Anzi, colpevolizziamoli e tacciamo le loro idee come populiste, nella migliore delle ipotesi, oppure semplicemente come razziste. Il cambiamento climatico è un dato scientificamente assodato, per cui solo chi non è sincero con se stesso lo nega. Le ragioni di tale cambiamento, anche queste sono state scientificamente dimostrate, cioè l’attività antropica. L’aver immesso nell’atmosfera miliardi di tonnellate di CO2 non ha fatto altro che velocizzare i cambiamenti. La soluzione è alquanto semplice e banale per quanto non la si voglia capire. Chiunque ha fatto un minimo di fisica sa che in un sistema chiuso non si può scambiare massa con l’ambiente esterno, mentre si possono effettuare con esso scambi di energia in tutte le sue forme anche chimiche. La terra è un sistema chiuso, fino a prova contraria, per cui l’unico sistema possibile per ridurre la CO2 in numeri elevati è quella di prenderla e rimetterla dove è stata per milioni di anni, cioè sotto terra in forma di idrocarburi o carbon fossili. Non vi è altra soluzione. C’era chi aveva già capito questo quasi un secolo fa e proprio per mantenere quell’equilibrio naturale istituì con Regio Decreto 30 dicembre 1923, n. 3267 il 21 novembre la Giornata Nazionale dell’Albero, ma dire tali eresie fa male per una certa parte politica. Si perché dire che un certo periodo storico cercò un equilibrio tra sviluppo e natura fa sembrare i politici che si definiscono dall’animo ambientalista dei veri e propri sprovveduti più inclini all’ideologia che al pragmatismo. Ricordare che forse in epoche passate c’era qualcuno che aveva governato meglio non fa bene, ma poi soprattutto se si parla di ambiente. Bisogna assolutamente ribadire il concetto che l’ambientalismo è nato solo intorno agli anni settanta con i movimenti verdi, prima non esisteva, anzi dire il contrario è da reazionari o da falsificatori storici. Ricordo solo che sempre in quel periodo storico vennero fatte delle bonifiche, dato che per i più è oramai assodato, ma forse non tutti sanno che un primo progetto per il rimboschimento dei deserti, e guarda caso adesso andrebbe bene anche come una limitazione dell’aumento degli oceani, fu quello di creare un nuovo mare nella depressione Qattara del Sahara Libico quando era ancora colonia italiana. Insomma a tutti questi ambientalisti da salotto se volete veramente salvare il mondo non fatelo nei salotti TV, ma sporcatevi le mani nella vita reale come fanno i veri eori ambientalisti del calibro di Gordon Hisashi Sato, sconosciuto biologo di origine nipponiche che ha salvato chilometri di coste eritree con le sue mangrovie.
G.L. Cerere