Ai tempi del Coronavirus una grande parte degli italiani ha riesumato quell’antico sentimento patriottico che sembrava ormai assopito tra l’individualismo e il bombardamento mediatico e politico anti-identitario di tutti i giorni.

Anche senza mondiali di calcio e celebrazioni ufficiali, da Oltrisarco a Don Bosco, da Europa Novacella a Gries San Quirino fino a i quartieri Centro, Piani e Rencio, sono in moltissimi i bolzanini che hanno appeso a finestre e balconi dei palazzi le bandiere tricolori, rispondendo all’appello lanciato da CasaPound e da altri movimenti identitari.

Un’intera città che, dopo troppi anni, finalmente si sente orgogliosamente unita alla nazione alla quale appartiene, stretta in un unico abbraccio tricolore al resto d’Italia in un periodo storico dove, con la pandemia del virus COVID19, crollano i ponti di Schengen e si rialzano i muri di confine in barba alla Unione Europea, alla globalizzazione e alle sinistre isterie da “porti aperti” e “mondi senza confini”.

Quel “Stringiamoci a coorte, siam pronti alla morte l’Italia chiamò” che sta risuonando dalle case di diverse zone della nostra città, sta trovando gli italiani pronti a questa nuova sfida che nessuno poteva preventivare.

Quelle note dell’inno di Mameli che in troppi avevano dimenticato e in molti bambini non hanno avuto possibilità di imparare in scuole che, purtroppo, insegnano tutt’altro, oggi torna a riempire e incoraggiare l’animo dei cittadini segregati dentro casa, ai quali tornano alla mente i racconti dei nostri nonni che hanno affrontato, superato e vinto guerre, pestilenze, alluvioni e terremoti dai quali la nostra nazione si è sempre rialzata. A testa alta. Insegnando al mondo quella meravigliosa tempera con la quale erano forgiati gli italiani. Quella stessa tempera che, in tempi e situazioni ben diverse, parte del nostro popolo sta riscoprendo rialzandosi sulle macerie di un “progresso” che ci voleva tutti pizza, pallone, D’Urso e cocaina. Tutti consumatori di prodotti esteri, dormienti e lobotomizzati davanti a TV e smartphone che rispondono alle nostre esigenze ancor prima che ci poniamo determinate domande, talvolta stupide, talvolta scomode per un Sistema che mira all’appiattimento culturale e al controllo delle menti ancora oggi più geniali che il mondo possa conoscere.

Grazie italiani.

Andrea Bonazza

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