La rubrica di PostaCerere 

Oggi vi voglio raccontare una storia drammatica del mondo della boxe con un finale tragico. Chi conosce il mondo della boxe la conoscerà sicuramente questa storia, ma ai più è sconosciuta. La scrivo adesso per far capire come il mondo dello sport debba stare fuori dal Black Lives Matter Movement, perché le discriminazioni e i soprusi, lì, si possono vedere come discriminante razziale oppure solo come delle crude atrocità. Trattasi della storia del pugile Billy Collins Jr. categoria pesi superwelter, morto alla sola età di 23 anni per colpa di un incontro truccato dal pugile portoricano Luis Resto. Billy Collins Jr. era un figlio d’arte, anche il padre aveva praticato la boxe e come succedeva spesso nei sobborghi di tutte le principali città statunitensi, tutte le etnie avevano delle loro scuole di pugilato. Billy Collins Jr. di origine irlandese aveva iniziato da giovane ed era anche entrato da giovane nel mondo professionistico, 14 incontri e tutti vinti senza nessuna sconfitta, insomma una vera promessa. Non aveva una tecnica sopraffina, ma come tutti gli irlandesi era tenace e testardo. Quindi arriviamo al fatidico 15esimo incontro col portoricano Luis Resto del 16 giugno 1983 al Madison Square Garden di New York. Questo match era un sotto incontro della serata dove si sfidavano Roberto Duran e Davey Moore, per cui una seratina di quelle giuste per mettersi in evidenza. Tutti i pronostici davano la vittoria del giovane Collins sul più esperto Resto. Collins più pimpante e agile parte benissimo, ma dopo appena due round si capiva subito che qualcosa non andava. I pugni assestati da Resto sembravano rocce contro il burro. Pian pianino il viso di Collins Jr. incredibilmente si stava trasformando in una maschera di sangue mentre il viso di Resto non aveva nessun segno. A fine incontro dopo 10 round, figuriamoci come era il viso del giovane Collins. Collins logicamente aveva perso ai punti aveva gli occhi talmente tumefatti che non ci vedeva più. Come tradizione nel mondo del pugilato il vincitore, in questo caso Resto va ad abbracciare lo sconfitto nel suo angolo, malauguratamente per lui viene intercettato dal padre di Collins, e siccome non era l’ultimo arrivato nella boxe aveva odorato qualcosa di losco. Il padre di Collins lo trattiene e gli tasta i guantoni. In quel momento il trucco viene fuori, i guantoni di Resto erano stati modificati, avevano tolto l’imbottitura all’altezza delle nocche. Ora capite la differenza dei colpi assestati. Luis Resto logicamente viene radiato a vita dal mondo del pugilato, ma quello che ci ha rimesso di più è stato Collins Jr. I colpi inferiti gli avevano compromesso irreversibilmente la vista, per cui gli tolsero la licenza per boxare. Andò in depressione, divento alcolista e a causa di un incidente stradale dovuta al suo stato di ebbrezza morì a soli 23 anni. Alcuni sostengono che si sia suicidato, ma la prova certa non l’abbiamo. Ma non è finita qui, l’infame di Luis Resto nel 2007 si è voluto pure confessare dicendo che le fasce delle mani (quelle che stanno sotto i guantoni) erano state imbevute di gesso. Capite l’atrocità del gesto, con i guantoni senza imbottitura e le garze imbevute di gesso ogni pugno era una sassata in faccia. Una persona normale sarebbe morta dopo i primi pugni, ma Collins resistette per 10 round. Capite adesso! Vi ho raccontato questa storia per farvi capire che la boxe è innanzitutto onesta, correttezza, rispetto dell’avversario, ci si mena ma con delle regole. Ecco se non vengono rispettate queste regole non è colpa del razzismo, ma della cattiveria dei singoli. In questa storia non c’è solo un colpevole, cioè Luis Resto, ma anche l’arbitro e dei giudici. Come è stato possibile che nessuno si sia accorto del trucco dei guanti in un incontro di tale importanza. Ma poi c’è da domandarsi chi ha modificato veramente i guanti e le fasciature, Resto in persona o il suo procuratore. Ebbene, nella sua confessione non ci dice come sono andate veramente tutte le cose, ha voluto solo pulirsi l’anima da infame. Ma se questa storia fosse stata a ruoli inversi, dove un nero avesse subito a vantaggio di un bianco allora cosa sarebbe stato? Sicuramente una recrudescenza di stampo razzistico. Passione, lealtà sportiva, agonismo questi sono i valori dello sport e non c’entrano nulla con il razzismo, per cui anime belle cercate di capire che se ci sono delle regole anche nella vita di ogni giorno le stesse devono essere rispettare da tutti, e chi le fa applicare non è un razzista ma semplicemente un essere umano con i suoi pregi e i suoi difetti. Vedere ovunque razzismo è razzismo stesso.

G.L. Cerere

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