Trento, 13 luglio – Un pakistano, da poco arrivato in Italia, è stato condannato a 4 anni e 4 mesi di carcere per aver sequestrato e tentato di violentare a Trento una ragazza di 28 anni. La vicenda risale allo scorso gennaio, ma la pena è stata inflitta ieri dal gup Enrico Borrelli in seguito alla richiesta del pubblico ministero di 9 anni. Per la ragazza, costituitasi parte civile, risarcimento di 50mila euro. Ma cosa è avvenuto esattamente 6 mesi fa a Trento?
Stando a quanto ricostruito dai quotidiani locali, la 28enne era appena andata via di casa dopo una lite con i genitori e avrebbe conosciuto lo straniero in centro città. L’uomo le propose di sistemarsi per la notte in uno stabile di via Santa Margherita, di cui stando a quanto ricostruito da L’Adige, aveva le chiavi. Una volta giunta sul posto, la ragazza venne sequestrata dal pakistano, che le impedì di uscire e iniziò molestarla tentando di avere un rapporto sessuale con lei. Fortunatamente la giovane donna riuscì a difendersi e dare l’allarme, evitando il peggio.
Il sequestro nella sede di Rifondazione Comunista
Ma il locale in cui l’immigrato la condusse tentando di violentarla non era un locale qualsiasi: era la sede di Rifondazione Comunista. E come mai questo pakistano da poco giunto in Italia aveva le chiavi della sede del partito? Pare le avesse ricevute per ripararsi dal freddo e mettere in carica il proprio cellulare. Insomma Rifondazione Comunista a Trento avrebbe consegnato le chiavi della sede a un immigrato irregolare (aveva presentato la richiesta di protezione internazionale) dandogli quindi la massima fiducia. Sempre all’interno della sede, il pakistano avrebbe pure offerto marijuana alla ragazza, prima di iniziare a molestarla. La 28enne riuscì però a chiamare i carabinieri, prontamente giunti sul posto, approfittando di un momento di distrazione dello straniero.
Sull’accaduto è intervenuto Filippo Castaldini, responsabile provinciale di CasaPound, con un sfogo che riportiamo intergralmente:
Pakistano condannato: aveva sequestrato e tentato di violentare una ragazza nella sede di Rifondazione Comunista a Trento. Lo veniamo a sapere solo ora perché a gennaio, quando era uscito l’articolo stranamente questo piccolo particolare non era stato fatto trapelare.
Ora è chiaro che non lo si può imputare ai cari compagni, anche se le chiavi di una sede andrebbero quantomeno date con cognizione, ma vi immaginate cosa sarebbe successo a parti invertite? Se il tentativo di stupro fosse stato fatto da un ragazzo con simpatie sovraniste e magari con in bacheca qualche post di critica nei confronti della pagliacciata BLM? Talk show, commissioni Segre, appelli, pianti, cortei, Pm vestiti da Robocop, femministe in tv ad ogni ora, la Boldrini in ginocchio, ministri che piangono. Tutti a puntare il dito contro i “cattivi”. Eppure anche questa volta non ho sentito nulla. Anzi, alcuni giornali citano distrattamente il luogo quasi fosse meglio sussurrarlo e basta. Silenzio anche da sinistra. Quelli che ci attaccano perché facciamo solidarietà, perché consegniamo gratuitamente mascherine, perché diamo cibo agli italiani in difficoltà, perché insomma siamo al fianco dei più deboli. Eppure, anche quando non c’entra l’aberrante gesto della violenza sessuale, sono sempre così attenti a denunciare la tossicità del maschio bianco eterosessuale colpevole magari di continuare a difendere e coltivare le proprie radici culturali e storiche. È il loro continuo e razzista cortocircuito: sono i primi a guardare il colore della pelle o la religione. Se è italiano o europeo va messo alla gogna, se è straniero bisogna comprenderlo o fare finta di nulla. E poco importa se a subire violenze (sessuali e non), spaccio, degrado e altro sono i loro vicini di casa. Difendono sempre qualcun altro e raramente è il più debole. Si odiano, ci odiano.
P.s. mentre scrivo, sempre a Trento, un richiedente asilo africano ospite in un centro d’accoglienza è stato arrestato perché, a spese nostre, mangiava, dormiva e soprattutto spacciava. Quant’è bella la vostra accoglienza…