La rubrica di PostaCerere
Sapete cosa c’è di peggio del razzismo? L’autorazzismo. Molti italiani lo fanno quotidianamente senza vergogna, ma se poi lo fanno in Alto Adige è ancora peggio perché il risultato è catastrofico. “L’Alto Adige è il paese in cui tutto è separato e tutto è doppio, in cui è stato attuato – con la connivenza dei governi di Roma – un sistema sofisticato di sostanziale apartheid, che emargina una minoranza di 120000 italiani in uno Stato che dovrebbe essere il loro, rendendoli come invisibili. Caso forse unico al mondo, una maggioranza, quella di lingua tedesca, si governa in quanto maggioranza e si tutela in quanto minoranza; si attribuisce tutti i privilegi del più forte e tutti i diritti del più debole.” Queste parole del libro “Sangue e suolo” del 1985 di Sebastiano Vassalli sul disagio degli italiani dell’Alto Adige ogni volta che le leggo mi sembrano ogni giorno sempre più attuali. In Alto Adige vige un sistema che legalmente discrimina una parte dei suoi cittadini e nessuno fa nulla, nemmeno Roma, e sfido chiunque a dimostrarmi che non è vero. I quattro anni di residenza ininterrotti in Alto Adige per votare alle elezioni provinciali, è una cosa normale? Inoltre aggiungerei, è una cosa normale cara Lega o Salvini Premier, visto che adesso sei in Giunta Provinciale? Come lo chiamate voi questo? Io autorazzismo. Per cui non voglio sentir parlare di Lega o Salvini Premier come di una forza che protegge gli altoatesini di lingua italiana di questa terra, anche perché loro si sono sempre definiti interetnici, da leggersi come maggioranza conformista. Il pensiero neoliberal di sinistra come quello neoliberal Salviniano sembrano ormai convergere e cortocicuitarsi su sé stessi; come i Black Lives Matter che hanno abbattuto la statua di San Junipero Serra che si è battuto per la tutela dei nativi d’America. Ma qui in Alto Adige il problema è ancora più subdolo e serio perché non si vuole fare vedere la realtà. I problemi e i conflitti possono essere risolti soltanto se prima sono stati definiti. Ecco, qui in Alto Adige non si definiscono i problemi per il gruppo linguistico italiano proprio per questo motivo, per nasconderli sotto il tappeto.
Un esempio storico, proprio di questa terra, per capire la linea che collega problema e soluzione risale proprio al Los Von Rom. Nessuno si è mai domandato perché non è iniziato negli anni 50 o 60, ma solo a fine anni 60 e inizio anni 70 per poi dare gli ultimi battiti di coda negli anni 80?
Perché hanno definito il problema, cioè quello della crescita naturale degli italiani di questa terra col boom delle nascite di fine anni 60 e inizi anni 70 e con la crescita economica dell’Italia a livello internazionale. Il successo economico e sociale dell’Italia in quegli anni ha iniziato a fare paura, allora appello alla potenza tutrice all’ONU con tutto quello che ne è conseguito, cioè declino demografico ed economico degli italiani in Alto Adige.
Noi altoatesini di lingua italiana e gli italiani del resto d’Italia non riescono proprio a focalizzare il problema e quando lo vedono sembra che soffrano di strabismo, oppure fanno finta che non esista perché altrimenti hanno paura di essere indicati come razzisti. Scusatemi se faccio sempre esempi reali, ma questi mi servono onde evitare dubbi su quello che scrivo. In tutti i giornalini locali di offerta di lavoro o affitto in lingua tedesca sapete quale è la parola più diffusa che mettono davanti ad ogni annuncio? Einheimische (trad. indigeno), ma il vero senso è inteso come esclusivo per le persone autoctone. Provate a scrivere voi, cerco operaio italiano o affitto solo a italiani. Scatterebbero denunce e sanzioni per violazione della legge Mancino, invece se lo fanno loro non succede nulla. Mi sembra che qui si debba urlare ITALIAN LIVES MATTER altro che stereotipi e slogan da United Color of SOUTHTYROL, come modello di convivenza da esportare. Mi sembra la stessa fine che stanno facendo i boeri in Sud Africa. Il modello di sviluppo evidente di questa terra è quello di dare agli altoatesini di lingua italiana posizioni periferiche nell’occupazione, a livello economico, sociale, culturale, politico e addirittura geografico. Dopo leggi discriminatorie sancite con il bene placito di Roma e Vienna, anche il sistema economico e sociale si sta adeguando a questa apartheid fatta tutta in salsa sudtirolese.
Sapete cosa diceva Alexander Langer in un discorso a Lubiana nel giugno del 1989? “La prevaricazione e l’affermazione delle identità rimangono elementi validi e costruttivi anche di fronte ad altre forme di sviluppo prevaricanti e predominanti, e ciò anche quando richiedono notevoli sforzi e il pagamento di qualche prezzo”. Non lo ha scritto un esaltato tradizionalista ed estremista di destra, ma il paladino del mondo verde altoatesino, chiaro! Solo che se lo fanno gli italiani sono razzisti, ma se lo fanno tutti gli altri va bene. Dobbiamo avere il coraggio e la forza di rialzare la testa senza paura. Le accuse di razzismo e di discriminazione le dobbiamo rimandare al mittente tramite raccomandata con avviso di ricevimento, in modo da assicurarci che capiscano che i tempi del “Los Von Rom” sono finiti.
G.L.Cerere