La rubrica di PostaCerere
Bolzano, 15 luglio – Con il decreto del 13 luglio 2020 il Presidente della Giunta Provinciale Arno Kompatscher ha fissato al 20 settembre 2020 la data per le elezioni comunali in Alto Adige, quindi giochi aperti. A Bolzano si sono subito presentati alla stampa quasi in contemporanea, il giorno dopo, i candidati del centro destra Zanin e del centro sinistra Caramaschi. Aspettando ufficialmente le candidature di SVP, M5S e Team K, nel frattempo non si può far altro che constatare le facce dei soliti noti e qualche cambio di casacca, ma veramente nulla di nuovo. Candidature moderate all’insegna del conformismo assoluto con i soliti slogan ad uso e consumo della stampa locale. Tote Hose, un mortorio mentale devastante. Io credo che la campagna elettorale debba essere creativa, dirompente, provocatoria, insomma debba superare i limiti del perbenismo proprio per accattivare l’elettore, ma questa è solo una mia idea. Un idea malsana e condivisa solo da qualche provocatore o da degli spiriti futuristi. La continua ricerca di tenere i toni moderati, moderano gli stessi contenuti dei programmi. Il come si dice influenza lo stesso contenuto di quel che si dice, quindi avvantaggia sempre chi è al governo. Sembrerà una ovvietà, ma se non si alzano i toni e non si cerca visibilità estrema si rimane nel gregge. E nei comuni del resto della provincia che ci propongono il centro destra e il centro sinistra? Nulla. Tutti in ordine sparso e frammentati, unica convergenza solo su Bolzano. Questa è la dimostrazione che non esistete una convergenza di intenti per le politiche comunali, ma tutto viene lasciato ai singoli interessi pruriginosi. Questo limite assoluto sia del centro destra che del centro sinistra riflette proprio la similitudine del loro pensiero: noi pensiamo solo alla nostra parte politica. Mancano entrambe dell’idea di interesse comune e nazionale, mancano di una Weltanschauung. Due schieramenti elettorali da cani e gatti, animali domestici che per istinto sono competitivi, ma che hanno perso la loro libertà in natura. Allora di volta in volta uno miagola e l’altro abbaia, senza mai capire il perché si sono ridotti così, addirittura di tanto in tanto riescono pure a mangiare nello stesso piatto quando hanno un padrone generoso. Un gregge unico e poliedrico, logicamente con le diverse sensibilità, ma che ha molte più similitudini che diversità di quanto credano; dove entrambe le due specie giocano nel recinto a fare il leone o il lupo. Per essere dei veri predatori si deve uscire dal gregge e affrontare la natura umana nel sua totalità. Poi per uno come me, che è sempre stato fuori dal gregge, mi diventa impossibile entrarci.
Nel 1996 gli Hobbit cantavano: “Esci fuori dal gregge, butta via bavagli e catene, che ti chiudono la bocca e ti attanagliano il piede, fai uscire la rabbia che ci portiamo dentro, qui più passano i giorni e più la vita è un tormento”. A distanza di 24 anni, mai parole mi sembrano più attuali.
G.L. Cerere