La rubrica di PostaCerere
Il dibattito/scontro che si sta consumando all’interno dei partiti che sostengono la giunta Caramaschi nel consiglio Comunale di Bolzano sta assumendo sempre più i toni di un suk del Grande Maghreb, con il massimo rispetto per il suq (scritto all’araba), dal quale noi dobbiamo solo imparare. Le ultime esternazioni di Stefano Fattor neo eletto nel PD, fino a poco tempo fa nei Verdi, non fanno altro che evidenziare gli interessi personalistici nella distribuzione delle varie competenze. A me non piace correre dietro le varie affermazioni perché sono tutte estemporanee e durano come il latte fresco, cioè tre giorni, ma mi permettono lo spunto per la mia riflessione. Con assoluta veridicità e piena mia condivisione Fattor ha scritto che 25.000 persone, cioè i contadini, a fronte di mezzo milione di abitanti gestiscono il territorio e un’economia provinciale che non è solo agricola. Che dirgli, buongiorno ben alzato! Se non mi sbaglio è dal 1949 che la SVP con la sua corrente del Bauerbund ha governato in provincia assieme a DC, PCI, PSI, PdS e in ultimo PD. In tutti questi 70 anni quando si votavano le leggi, le delibere, si firmavano i decreti, eravate Voi in Giunta Provinciale, non di certo la destra o il centro destra. Adesso ci mettiamo anche a fare gli smemorati! Piuttosto mi sa che vi rode un pochino il fatto che adesso in Giunta Provinciale ci sia la Lega; allora sparate tutte le vostre cartucce a salve per la formazione della giunta comunale di Bolzano, niente più! Non che la Lega in questa legislatura stia facendo cose stupefacenti, anzi, in alcuni momenti rimpiango Tommasini e questo la dice tutta. Anzi, per voci certe la SVP è più contenta di collaborare con la Lega che con il PD, questo non per una visione politica comune, ma per la malleabilità e la statura dei suoi assessori. Il perché ci si ritrova in questa situazione di monopolio assoluto del territorio, oltre al mea culpa che dovrebbe farsi tutta la politica italiana dell’Alto Adige, sia a destra che a sinistra, è sempre la stessa: la sudditanza politica alla SVP. Non prendiamoci in giro, quello che fa girare la politica partitica contemporanea sono tre cose, detto volgarmente alla veneta; schei, terra e mona (soldi, terra e “femminilità”). Difatto tutti gli scandali che si susseguono nel mondo politico sono legati a uno dei tre aspetti se non addirittura a tutti e tre. Per cui se si vuole governare, e questo vale in ogni settore, bisogna avere dimestichezza con tutti e tre. Non per niente tutte le criminalità moderne, mafia, camorra, n’drangheta, ecc., hanno il loro campo d’azione proprio in questi settori vitali per l’economia. La SVP, a cui si può recriminare tutto, ma non di mancanza di visione politica, aveva colto questo aspetto molto tempo fa proprio perché si sentivano depredati di una terra che gli apparteneva, e allora a suon di leggi urbanistiche hanno fatto in modo che in questa provincia il territorio non appartenga più di fatto allo stato italiano, ma ai governanti locali e ai suoi stakeholder. Per cui tutti gli investimenti economici sono stati finalizzati ad esautorare qualsiasi forma di ingerenza sul territorio privatizzando di fatto tutto l’Alto Adige. Per i più giovani faccio solo un ultimo esempio di come la lobby del Bauerbund determinasse lo scontro etnico tra periferia italiana e campagne contadine. Molti di voi si ricorderanno o no il dibattito che precedette la costruzione dell’attuale MeBo. Ai più adesso sembrerà un dibattito di altri tempi, ma la Mebo si è costruita solo a metà anni novanta per l’ostruzione della SVP. Una volta tutto il traffico, leggero e pesante, passava per via Resia mietendo decine di morti per gli investimenti proprio in via Resia, nella periferia italiana bolzanina. I contadini supportati per anni da Benedikter, assessore all’urbanistica, si rifiutavano di rinunciare a un pò di campagna per alleggerire il traffico sulla città. Non che adesso non succeda più, la situazione non è molto dissimile in alcune zone, basta vedere cosa succede con le strade consortili che portano all’ospedale provinciale di Bolzano. Insomma la privatizzazione per anni ha impedito un certo sviluppo economico della provincia, ma si sa che l’economia neoliberista prima o poi ti presenta il conto e con la caduta dei muri (libertà di movimento delle persone) e la liberalizzazione dei mercati, le merci necessitavano di muoversi più veloci e la MeBo divenne una necessità per le altre ali della SVP, per cui si giunse al compromesso di costruirla cercando di ridurre il più possibile gli espropri e con le compensazioni di altri terreni, magari spesso edificabili. Insomma un business non da poco, anche per differenziare il mercato che si stava evolvendo (globalizzando) visto che l’agricoltura ormai non remunerava più come una volta. Se credete che il mio racconto sia fantasioso o irreale, vi consiglio solo di guardare le entrate e le uscite di questa superstrada. Proprio per evitare allora grossi espropri vennero fatte le uscite ed gli ingressi a cosiddetta “baionetta”, contro ogni logica di rallentamento ed accelerazione per l’immissione dei veicoli in strade a flusso elevato di velocità. Guardate tutte le autostrade del mondo, gli ingressi e le uscite sono tutte a forma circolare proprio per permettere una decelerazione o accelerazione corretta. Ma qui in Alto Adige chi se ne frega, l’importante era non danneggiare troppo i contadini. Che la gestione politica del territorio fosse intenzionalmente discriminante verso la minoranza italiana era del tutto evidente visti i tassi di emigrazione verso le altre regioni italiane o verso l’estero durante gli anni 80 e 90. Vista l’impossibilità di radicarsi sul territorio da parte degli italiani che li escludeva dagli investimenti per il loro futuro, le famiglie italiane iniziarono ad investire nell’istruzione dei figli e visto che in quel periodo non esisteva una università a Bolzano tutta la gioventù si ritrovava ad andarsene senza possibilità di ritorno. Non come per la gioventù sudtirolese che dopo aver studiato ad Innsbruck poteva ritornare a lavorare nelle aziende dei familiari o nel System Südtirol. Per l’imprenditoria italiana era impossibile comprare terreni per espandere le proprie aziende, per le famiglie italiane era impossibile comprare casa, per i giovani era impossibile trovare un lavoro al di fuori dei centri a fondo valle, il destino era inevitabile e da allora a metà degli anni ottanta è proprio iniziato il grande esodo degli italiani. Logicamente ci sono stati anche dei cadaveri tra l’imprenditoria tedesca. Come non scordarsi la fuga della Zuegg da Lana, ma in quel periodo dato che dava principalmente lavoro a manodopera italiana nessuno se ne preoccupò e difatti adesso ha sede legale a Verona e ha un impero nel settore delle marmellate.
Allora carissimo PD, il vostro attuale stupore per il servilismo al Bauerbund non può che essere di convenienza, mi fate sorridere e allo stesso momento incazzare perché parlate e non fate assolutamente niente. Nel frattempo la privatizzazione del territorio e la secessione de facto di questa terra continua inesorabilmente come un carro armato, basta vedere come è stata gestita la crisi Covid qui da noi rispetto che al resto d’Italia in maniera del tutto autonoma. Decreti e ordinanze ad hoc per tutelare l’imprenditoria locale di un certo tipo. Dopo la privatizzazione della terra adesso siamo alla privatizzazione delle normative provinciale sempre esclusivamente per tutelare la maggioranza tedesca con il silenzio assenso della Lega, tanto per farmi altri amici! Permettetemi un ultima considerazione… italiani svegliatevi!
G.L. Cerere