La rubrica di PostaCerere 

L’altro giorno casualmente ho buttato l’occhio su una bici elettrica legata ad un palo perché erano dello stesso colore e, subito dopo, mi sono soffermato sul nome: Esperia. Io non conoscevo tale marca e mia moglie mi dice che le vendono all’Interspar. Io li per li ho iniziato subito a pensare e rimuginare tra i miei pensieri che ESPERIA era un nome importante che avevo letto nell’Eneide di Virgilio, e lo avevo sempre associato al primo nome dell’Italia. Non ricordandomi ovviamente tutta l’Eneide a memoria, ho anche io guardato in internet il fatidico passo che mi rimbombava in continuazione tra le mie meningi: Est locus, Hesperiam Grai cognomine dicunt, terra antiqua, potens armis atque ubere glaebae; Oenotri coluere viri; nunc famas minores Italiam dixisse ducis de nomine gentem (C’è un luogo, i Grai lo chiamano col nome di ESPERIA, terra antica, potente per armi e per ricchezza di terra; la curarono uomini enotri; ora è fama che i più giovani l’hanno chiamata ITALIA). Insomma non ricordavo male, incredibile sintesi delle nostre origini, però subito dopo ho pensato se ancora oggi a scuola si studia l’Eneide, oppure si insegna solo l’inglese e l’informatica per abituare le giovani generazione al rincoglionimento del sistema mediatico globalista e lì mi sono avvilito. Sapere che alle giovani generazioni questa importante parte della nostra storia non viene insegnata nelle scuole, se non negli istituti classici, mi fa capire lo sbandamento di questa gioventù. Gioventù che non è più abituata ad una storia di uomini virili, ma alla sola immagine artefatta di uomini contemporanei sensibili e spiritualmente castrati pure con le unghie tinte di giallo. Oggi se a qualsiasi giovane chiedete cosa significa Esperia nella migliore delle ipotesi sorride oppure semplicemente vi fan cula, a meno che non abbia avuto una famiglia con forte senso della tradizione e delle nostre radici. I giovani si sono arresi a questi rapporti “liquidi” del mondo contemporaneo, perché orfani di quella simbologia virile e guerriera che a noi ci hanno insegnato con la letteratura e la mitologia greco-romana. Ricca di simboli e idee forti che sono per l’uomo le prerogative virili che la natura prevede per sostenere la futura famiglia. Invece oggi ci ritroviamo mammi che maneggiano meglio e volentieri un ferro da stiro e non sanno maneggiare un ferro vero o combattere per difendere figli e casa. Poi si capisce perché la massima aspirazione dei loro figli è quella di diventare un cuoco! Questa virilità non significa aggressività, ma significa soprattutto riconoscere il rispetto dei più deboli e dei malati, e non come succede ai giovani che non vedono nemmeno la decadenza del mondo moderno occidentale infettato di opulenza e obesità. Abbiamo uomini biologicamente maschi ma spiritualmente “altro”, in uno stato perennemente adolescenziale senza pensieri ribadendo continuamente l’infallibilità della tecnica e dei farmaci. Un genere umano senza sessi o meglio senza sessualità biologica, ma fatto di un unica specie di consumatori indefiniti con gusti massificati e pronti all’acquisto di un unico prodotto. Per cui quando leggete un qualsiasi nome fatevi sempre delle domande, e proprio per finire come ho iniziato, quando vedete una bicicletta col nome Wilier Triestina ricordatevi che WILIER non è un nome, ma semplicemente sono iniziali del motto: W Italia Libera E Redenta!

G.L. Cerere 

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