La rubrica di PostaCerere 

Oramai sono molti anni che mi continuo a porre sempre la stessa domanda, come mai la destra non riesce a vincere con acclamazione un’elezione che è una? Non parliamdi una semplice vittoria di un partito o di una coalizione, ma parliamo di un senso di condivisione di ideali e valori che accomunano non solo gli elettori che si autodefiniscono di destra, ma soprattutto l’opposizione nell’individuare i valori culturali che per tradizione sono trasversaliInsomma dove sta l’egemonia culturale di “destra”? pseudo destrorsi conservatori liberal ogni volta che sentono a sinistra dire qualcosa di politicamente corretto lo appoggiano istantaneamente anche quando magari sono alleati con altre forze in opposizione. La stessa cosa non succede mai capovolta, se ad esempio un personaggio di destra dice qualcosa a favore del lavoro stai sicuro che nessuno a sinistra si metterebbe ad appoggiarlo o semplicemente ad elogiarlo, farebbe di tutto per ribaltare il paradigma cambiando prospettiva del problema. Questo modo di approcciarsi alle tematiche politiche si chiama dialettica, che la si voglia in senso Platonico come ricerca della verità, oppure in senso hegeliano come elemento di non contraddizione, o in senso marxista riservata solo al storico umano come prassi cosciente degli uomini, o per arrivare alle più recenti interpretazioni di Benedetto Croce e Giovanni Gentile per finire con la scuola di Francoforte di Adorno o Sartre, la dialettica è l’elemento cardine per la politica moderna. In maniera molto riduttiva dico che la politica in generale viene fatta solo con la saliva. Un volta a determinare gli scontri politici non erano solo i dibatti ma anche guerre, conflitti, duelli, risse, scontri di piazza, mercantilismi, religioni, predazioni, colonialismi, schiavitù, ecc, insomma la politica fino alla fine della guerra fredda era dialettica e altro in tutto il mondo. Ora “l’altro” non esiste più nel mondo occidentale, tutto si è appiattito in un color marroncino spesso maleodorante. Nei paesi in via di sviluppo o differentemente sviluppati invece rimangono ancora dei residui di tale modo di fare politica, vedasi le primavere arabe o i fondamentalismi islamici, sono entrambe le facce di uno stesso modello di fare politica, cioè hanno elementi fondanti non sono solo nella dialettica ma soprattutto nell’esistenzialismo. Pertanto nei paesi dove l’egemonia culturale viene fatta esclusivamente nei salotti o nei dibattiti mediatici, social o chi più ne ha più ne metta l’elemento vincente risulterà quell’ideologia con dei valori utopici e buonisti fondati esclusivamente su una conoscenza esclusivamente razionale e “illuminata” della vita, in cui la “sinistra” trae un grande repertorio di teorie e paradigmiSi capisce che se si gioca a questo gioco significa implicitamente accettare le regole, ma è proprio qui che sbaglia chi si ritiene di destra o altro. Il voler a tutti i costi negare la propria identità che per tradizione non è mai stata dialettica ma bensì esistenziale, ci si riduce ad essere un sacco a cui dare dei pugni. L’uomo contraddistinto dall’esistenzialismo è quello del Dasein (l’esserci), cioè ponendosi nel mondo hic e nunc senza il fardello del poi o del domani. Esistenza come elemento costitutivo della propria vita e morte in ogni situazione quotidiana, affettiva, sentimentale, comprensiva, fatto non di sola conoscenza razionale, ma anche mistica, empirica, fidelica, scettica insomma intriso di vita vissuta. Non ci si contrappone alla sinistra o al nuovo neoliberismo globalista seduto ad un tavolo magari mangiando assieme anche delle patatine, ci si scontra con anima e cuore fino alle estreme conseguenze se si vogliono ripristinare i valori di una vera destra. Il giochetto di Andrea Scanzi nel dire che la destra da 300 non ha avuto intellettuali è vero, ma è vero perché l’intellettuale di destra non è l’uomo che sta in salotto, ma un aviatore che vola sopra Vienna a lanciare volantini, o un uomo che si scaglia contro le trincee nemiche senza una gamba e armato di una sola stampella, oppure chi si immolato nell’arena pur sapendo che moriva, oppure chi ha difeso fine alle estreme conseguenze e senza rinnegare il proprio passato la sua storia, e gli esempi potrebbero essere molti altri. Per cui quando si vuole fare egemonia culturale a destra non si deve percorrere la stessa via che percorrono quelli che ti vogliono mettere sul loro stesso piano. Noi siamo altro, siamo soprattutto il messaggio che lasciamo di noi stessi, noi non dobbiamo sputare saliva come fanno gli altri ma ci dobbiamo sporcare ti terra e sangue. Nel migliore dei casi si festeggerà per un eroica vittoria, ma se si fallisce almeno avremo osato, e il nostro posto non sarà accanto alle anime fredde e pavide di chi critica e basta, ma al fianco di chi inciampa e si sporca nel suo agire. Quindi se per qualcuno la destra da 300 anni non ha avuto intellettuali da salotto, a me basta ricordarmi e ricordagli che sicuramente non a destra ma bensì nei nostri ideali ci sta il gesto di 300 spartani morti nella battaglia delle Termopili per la patria e l’onore.

G.L. Cerere

Articolo precedenteDalle radici di Esperia all’italietta di un epoca senza storia (PostaCerere)
Articolo successivoContinua la protesta di Gioia Tauro Respira contro allarme rifiuti in Calabria

Lascia un commento

Per favore inserisci un commento
Per favore, inserisci qui il tuo nome