In questi giorni in cui si continua a parlare di Afghanistan, con il ritiro delle truppe americane dopo vent’anni e la riconquista talebana dell’intero territorio afgano, è forse il caso di tornare a ritroso nella storia di questo martoriato paese e proporvi la vita del comandante afgano Massoud. Lo faremo tramite la recensione di Andrea Bonazza sul bellissimo graphic novel edito da Ferrogallico e che ne racconta le tappe più significative della sua vita di patriota e combattente anti-talebano.

Curato dall’infaticabile artista Federico Goglio che ne ha scritto la biografia e disegnato dalla matita di Frédéric Bihel che ha realizzato la sceneggiatura di Maryse e Jean-François Charles, Massoud, il leone del Panjshir, è un capolavoro adatto ad ogni fascia di età per comprendere la storia rivoluzionaria del patriota e stratega che riscattò l’Afghanistan da URSS, Pakistan e Talebani.

Il libro ripercorre la vita di Massoud fin dalla sua gioventù, tra lo studio del Corano e dei testi ingegneristici del Politecnico di Kabul nel 1969, quando l’Afganistan era una nazione “occidentalizzata” in cui, seppur con secolari contrasti, etnie e confessioni religiose diverse vivevano in pace.
Venne poi l’occupazione sovietica alla quale il partito comunista afghano spalancò le porte di uno stato che cacciava Allah dai palazzi del potere per sostituirlo con Marx e Lenin. Per i ribelli del Panjshir iniziò una lunghissima guerra che continua ancora oggi. Una Guerra Santa in nome del laicismo della nazione e nel rispetto di tutte le sue componenti, per il ritorno ad una autodeterminazione delle proprie risorse territoriali ambite dalle nazioni straniere.
A tal proposito il grande reporter di guerra triestino, Almerigo Grilz, al rientro di una delle sue missioni in quelle terre, sottolineò che l’Afghanistan, per l’URSS, non era unicamente un fine ma un mezzo per spostare le proprie pedine nello scacchiere geopolitico mediorientale verso l’Iran. La posizione strategica dell’Afghanistan porta infatti questa terra ricca di petrolio e gas, in una lunga contesa tra Occidente e Oriente e, seppur solo con aiuti logistici, economici e armamenti, gli USA sostenevano la causa Mujaheddin di Massoud e dell’Alleanza del Nord, e quella degli altri schieramenti della resistenza afgana, compresa la fazione Pashtun dei Talebani. Gli uomini di Massoud diventarono un vero e proprio incubo per i comunisti russi e i loro alleati, trasformando le vallate rocciose tra i monti del nord in un vero e proprio cimitero di elicotteri e carri armati sovietici. Con il crollo della Russia bolscevica nella seconda metà degli anni ’80, quella sorta di ordine politico, sociale e religioso dettato dalla ribellione ad un nemico comune, diventò presto il caos per il dominio del territorio di una componente sulle altre. Entrati negli anni ’90, infatti, i Talebani del mullah Mohammed Omar, che con sotterfugi e falsi proclami popolari conquistarono sempre più potere, si scoprirono presto guerrieri del fondamentalismo islamista più spietato, ignorante e fedele più alla Sharia che al Corano. Nel 1996, dopo aver combattuto aspramente per mesi contro le truppe di Massoud a difesa di Kabul, i Talebani conquistarono la capitale afghana, obbligando i Mujaheddin alla ritirata nel Panjshir e iniziando la presa del potere su quasi tutto il vastissimo territorio nazionale. Il Leone del Panjshir continuò imperterrito a lottare con i suoi uomini a difesa delle sue vallate e, anche se inascoltato, ad avvisare l’Occidente sui rischi che i Talebani avrebbero portato, non solo per l’Afghanistan ma per tutto il mondo, innescando una nuova violentissima spirale di odio fondamentalista che avrebbe reclutato adepti in tutto il popolo musulmano. Entrati nel Terzo Millennio, nel 2001, inizia la grande fine di quell’antico sogno di patria afghana tanto perseguito da Massoud. Il 12 marzo i Talebani distrussero i magnifici Buddha di Bamiyan; statue scolpite nella roccia afghana 1800 anni fa e alte oltre 30 metri. Se questo attentato fu eclatante e sconvolse l’intero mondo culturale, ciò che le bestie del mullah fecero dopo qualche mese, l’11 settembre 2001, cambiò per sempre il corso degli eventi per l’intera umanità. Accerchiato nell’unico lembo di terra afghana libera dai Taliban, Massoud accolse due nemici travestiti da finti giornalisti di un sempre più ambiguo Occidente, per un’ultima intervista che non avrà mai luogo, trovando la morte tra i sacri martiri della sua gente. Era il 9 settembre 2001 e l’assassinio del comandante tagiko Ahmad Shah Massoud stese il tappeto rosso sangue all’attentato, verificatosi solo 2 giorni dopo, delle Torri gemelle di New York. Dando il via ad una nuova era di terrorismo e guerre imperialiste che dura ancora oggi.
Vi consiglio a tutti di approfondire la storia e le idee di questo gigante del nostro tempo, magari con la lettura tra le bellissime vignette di questo Graphic Novel che potrete trovare in libreria o direttamente sul sito www.ferrogallico.it
Andrea Bonazza
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