CIRCOLO BARBARIGO: COMMEMORAZIONE MORTE DI DANTE ALIGHIERI E CONSIDERAZIONI SULLA CENSURA AI SUOI DANNI
Nettuno, 16 Settembre: Ieri l’altro, il Circolo Barbarigo Anzio – Nettuno e Comitato 10 Febbraio, presso il Parco della Rimembranza e dei Martiri delle Foibe di Nettuno, in una data particolarmente importante per l’Italia, hanno celebrato, il 700° Anniversario dalla morte di Dante Alighieri, PADRE DELLA PATRIA. La commemorazione si è suddivisa in 3 interventi, trattando Dante in varie prospettive, ma con un unico sguardo verso l’Italianità, fedeltà e rispetto ormai decaduti a Nettuno a seguito dei fatti accaduti nelle settimane scorse. Il primo intervento è stato di una militante, Cristina Droghini, la quale ha introdotto Dante sotto un aspetto biografico e lasciando una riflessione sul prendere posizione nella vita, come disse e fece lo stesso letterato; segue poi l’intervento del Dott. Pietro Cappellari, fiduciario del Comitato 10 Febbraio, il quale ci illustra Dante come guida d’Italia e quanto più attuale tematica, di una Italia ormai smarrita. Il terzo intervento è stato di Luca Parapetto, Responsabile della sede Circolo Barbarigo Anzio-Nettuno, ci parla di integrità morale, rispetto e fedeltà che Dante ebbe nei confronti della sua fazione politica e della sua amata Patria, ma che purtroppo oggi a Nettuno è mancato proprio lo stesso rispetto nei confronti di Dante, con la rimozione della targa sull’Ara dei Caduti, nella quale si citava proprio una frase di Dante, la posizione presa è stata infatti di sporgere denuncia contro terzi per la rimozione della targa, affinché si riesca a ridare quell’onore che a Dante è stato tolto così vilmente. A fronte di questa posizione i militanti del Barbarigo hanno affisso uno striscione riportante le parole di Dante “Fatti non foste a viver come bruti” che va ad avvalorare il concetto di tenuta su un sistema valoriale e non ad assecondare gli umori di come ci si sveglia la mattina. Se questi atteggiamenti di riposizionare se stessi, in base ai movimenti di pancia, venisse utilizzato anche dalle istituzioni, ci troveremmo appunto nelle barbarie, senza certezza del diritto e senza riferimenti nè ideologici, nè valoriali né giuridici. Al termine della cerimonia è stato intonato l’Inno d’Italia, in suo onore.

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