La rubrica di PostaCerere 

La tornata di queste ultime elezioni comunali si è conclusa con i ballottaggi che hanno premiato il centro sinistra. Il Movimento 5 Stelle è praticamente scomparso da tutte le amministrazioni comunali e il centro destra ha confermato le sue roccaforti e niente più, questa è la brutale sintesi dei fatti, il resto sono solo speculazioni. Il dato veramente allarmante alla detta di tutti però è l’astensionismo, cosa che io oramai vado a ripetere da anni, però la mia vera preoccupazione non sta negli astenuti, perché grossomodo si equivalgono, ma nel prossimo ritorno alle urne degli elettori. Il centro destra è convinto di essere stato svantaggiato dall’astensionismo e di imputare la sconfitta agli astenuti. Lo evidenzio a chiare lettere SBAGLIATO, sia nell’analisi che nella conclusione. La vera sconfitta elettorale sta nel non essere riuscito in questi ultimi 20/30 anni a proporre modelli culturali alternativi o leggermente in antitesi al mainstream dominante del neoliberalismo economico e del multiculturalismo LGBTQ+, questo è il vero nocciolo della questione. Per capirlo bisogna ripercorrere la storia recente delle ultime elezioni. Dagli anni 2000 in poi c’è stato sempre ad ogni tornata elettorale una perdita netta di elettori in valori assoluti nei partiti cosiddetti tradizionali a favore di movimenti, liste civiche, aggregazioni d’interesse, insomma la liquidità della società si è riflessa anche nelle urne elettorali. I partiti legati a valori e ideali dalle radici profonde, sia a destra che a sinistra, si sono trovati a combattere contro un sistema che continuava e continua ancora oggi con insistenza a proporre modelli culturali nuovi con sovraesposizione mediatiche nei social, ma anche nei mass media tradizionali e pure nel sistema scolastico e universitario. Insomma l’aver diffuso e proposto in continuazione la liquidità in ogni sua forma ha reso gli elettori altrettanto liquidi e soli nel mondo. L’ultimo esempio italiano è stato il Movimento 5 Stella, che nato da un malessere generalizzato per la politica ha avuto il suo apice nel 2018, ma già nel 2021 è scomparso nel nulla, in tre anni ha fatto e smontato tutto e fidatevi che non c’è via di ritorno. Quell’elettorato lì, che il mainstream di mamma RAI e Mediaset definisce moderato, invece io liquido, non andrà mai più a votare, se non in percentuali risibili, il centro destra o il centro sinistra, se ne facciano una ragione sia Letta che Salvini e la Meloni. Quell’elettorato lì, è quello che è cresciuto in modelli culturali dove il matrimonio e l’adozione omosessuale sono la normalità, dove la medicina ti permette di superare tutto anche la sessualità stabilità dalla natura, dove la tecnologia ti permette di superare tutto anche i confini naturali e culturali, dove mangiare e bere fino a diventare obesi è la cosa più normale del mondo, tanto dopo si fa un bendaggio gastrico e si risolve tutto. Quello che voglio dire è semplicemente che il ritorno degli elettori alle urne non corrisponderà di certo ad una vittoria del centro destra o del centro sinistra, ma sarà più probabile che magari un altro movimento con istanze dell’ultimo minuto, magari guidato da un Di Battista del caso o altri fuoriusciti del M5S, surclassi entrambe le coalizioni o renda la situazione delle alleanze impossibile. Ci ritroveremo di nuovo davanti ad una impasse governativa che faciliterebbe una nuova tornata di tecnici, nominati sempre dalla finanza bancaria internazionale, che invece di fare gli interessi dei popoli fanno i loro affari. Questo soprattutto perché se non si inizia a rivedere il concetto di popolo si rincorrerà in continuazione al paradosso della carota appesa davanti all’asino, che può correre fin che vuole, ma non la raggiungerà mai. Invocare il popolo, invocare le masse, identificarsi con le vecchie classi sociali come si faceva una volta come se fossero della masse o delle unità coese è l’errore che continuano a perseverare gli esponenti del centro destra e anche quelli del centro sinistra. Sono modelli culturali che non esistono più, fatevene una ragione e fissatevelo bene in testa. Se l’ambizione principale dei giovani, ma anche degli adulti, è quella di partecipare ad un reality o diventare dei cuochi, capite che questo contrasta col donare la propria vita per la patria come fecero i nostri nonni, ma nemmeno per il più semplice e banale no al green pass ci si impegna. Una disomogeneità e anomia sociale perdurante, ossia il crollo completo di un ordine normativo che non permette azioni collettive o aggregate, lascia gli individui soli nelle loro battaglie senza nessun spirito di sacrificio, ma con solo aspetti di convenienza utilitaristica. Allora cosa aspettarsi dalle prossime elezioni? Nulla, ci saranno i soliti spostamenti elettorali e residuali di qualche numero in percentuale, ma il grosso dell’elettorato agirà attraverso altri modelli valutativi che i partiti politici attuali non riescono ancora a comprendere. Sia chiaro, non è poi che i partiti di adesso facciano chiarezza su chi dice cosa, anzi quando un sindaco eletto con Fratelli d’Italia nomina vice sindaco un eletto del Partito Democratico, come è successo nel Comune di Albano Sant’Alessandro (Bg) perché la pensano alla stesso modo c’è solo da inquietarsi. A me vengono i brividi a pensare di scendere in piazza con gli Schützen o con elementi di sinistra solo perché sono contro il green pass, non è che l’avere un temporaneo nemico mi rende meno nemico un mio storico avversario. Invece questo ragionamento sembra non valere per la politica moderna, fatta di buonismo e ipocrisia, ma soprattutto di convenienza estemporanea. Se la destra vuole risorgere deve rigenerarsi attraverso un percorso nuovo all’interno dei nuovi paradigmi di questo mondo liquido, se riuscirà in questo allora e solo allora potrà avere uno zoccolo duro nel suo elettorato altrimenti sarà destinato ad assottigliarsi sempre più nel corso degli anni.

G.L. Cerere 

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