La rubrica di PostaCerere 

Sinceramente ci ho provato. Forse ho fatto solo un esperimento sociale, non lo so, ma l’ho fatto con tutti i migliori propositi… cosa? Utilizzare i social. Dopo cinque giorni mi sono sentito vuoto, inutile, senza una logica consequenziale, insomma posso dire di averci provato, ma non è cosa per me. Ho provato Twitter, Telegram, Whatsapp e sinceramente li trovo pressoché inutili, per essere buoni. Mi sono sembrati tutti dei bazar, dei suk insomma dei mercati del “dire” dove trovi di tutto, l’equivalente del tanto vituperato Amazon per le “merci”. Una sbornia convulsiva dell’acquisto della migliore posizione virtuale. L’equivalente dello shopping compulsivo, alla ricerca del super affarone. Solo che in questi social non si vende direttamente nulla, si creano dei mondi paralleli dove potersi collocare e autoreferenziarsi. Ho visto anche molti venditori di se stessi mascherati dietro princìpi e ideali perlopiù tirati fuori a macchia di leopardo. Insomma la classica allegoria di borghesi e mercanti degli anni venti, che loro stessi disprezzano a parole. Ho assistito a interminabili litigi per il nulla in tutti i social, per poi finire a tarallucci e vino, con gli immancabili emoji o emoticon finali. Persone che non si conoscono, e dopo aver litigato per ore davanti alla tastiera alla fine trovano una soluzione concordata alla virgola fuori posto, o al dramma della panna nella ricetta. Le interminabili assemblee dei partiti di un tempo o le assemblee condominiali al confronto di questi sono delle spassose giornate in allegria fra conoscenti. In questi social il doroteismo tecnologico ha superato sicuramente la realtà. Ma quelli che mi sono veramente piaciuti di più, si fa per dire piaciuti, sono le variopinte aggregazioni dei singoli alle più varie forme di gruppi o gruppuscoli. Politici e non. Fascisti, socialisti, comunisti, liberali, anarchici, nazisti, leghisti, socialdemocratici, nazionalisti, internazionalisti, ecc; oppure vegani, vegetariani, carnivori, fruttariani, ecc; e le fazioni religiosi sparse ovunque, evangelisti, cattolici, musulmani, figli del settimo giorno, ecc; poi ci sono le mamme della 3C e i papà del calcetto del giovedì, chi più ne ha più ne metta; ognuno nella sua cerchia e nel suo spazio virtuale in cerca di conferme e pseudo “amici” o “follower”, chiamateli come volete, per raggiungere non so cosa. Penso che l’obiettivo sia quello di avere un seguito, ma un seguito per cosa? Non nego che ci sono state circostanze che possono aver portato a eventi concreti, ma rispetto alla mole di bit che vengono messi in circolazione con questi social sarebbe assurdo pensare il contrario. Come dire che nell’infinito cosmico non ci possono essere situazioni simili a quella terreste. Un fisico vi direbbe che allora non avete ben presente cosa significa il concetto di infinito. Insomma avere un seguito per cosa? Nella vita reale se ho un seguito di trecento persone blocco i persiani alle termopili, qui invece con seguiti di decine di migliaia di persone l’unica cosa che si riesce a fare è una freddura o una battuta in gergo dialettale. È questo che non capisco, perché? Perché mi dovrebbe interessare quello che dici se dopo ci ritroviamo solo con dell’aria fritta. Ripeto a meno che non sia per promuovere se stessi per fini di status e mercantilisti (ripeto borghesi e mercanti) perché dovrei utilizzare i social. È questa sempre la mia domanda. Io non devo promuovere o vendere niente e se proprio mi interessa qualcosa agisco utilizzando tutti gli strumenti, virtuali e reali, che mi aiutano a raggiungere il mio obiettivo, ma se di obiettivi non ce ne sono a cosa serve? Forse sarò io che ho obiettivi più terreni ed immediati, ma personalmente non riesco proprio a trovare una motivazione che mi convinca a usare i social, anzi distoglie il mio tempo alle altre attività terrene che costantemente faccio. Forse sarò io un alieno terrestre, ma sui social proprio non ci so stare.

G.L.Cerere

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