A premessa di tutto dico a chiare lettere che la guerra è guerra, non ci sono vie di mezzo e non ci sono differenze tra guerre dell’emisfero sud o nord della terra. La guerra porta con se dolore, distruzione, morte, carestie, migrazioni, ecc, tutte le altre narrazioni sono semplici sublimazioni di singoli eventi per la gioia dei vincitori o l’orgoglio dei sconfitti. L’otto marzo è appena finito e dopo la sbornia di emancipazione femminile fatta dei soliti pamphlet del sesso debole contro il maschio cattivo, ci ritroviamo nuovamente immersi nella cronistoria della guerra tra Russia e Ucraina. Come avrete notato tutti, al fronte c’è il maschio cattivo con qualche piccola eccezione, le donne con figli sono scappate all’estero e solo una minoranza e rimasta a combattere al fronte, molte nelle retrovie. Gli uomini non sono potuti scappare non solo per volontà di combattere l’invasore Russo, ma anche perché esiste la leva obbligatoria per tutti gli uomini di sesso maschile tra i 18 e i 60 anni. Ora care femministe fedeli all’emancipazione della donna come mai questa legge va bene, non la trovate discriminatoria? Perché solo gli uomini? La leva se deve essere, sia obbligatoria per tutti o per nessuno, oppure si riconosca la diversità in tutto e non solo quando è di comodo. Questa ipocrisia di comodo è pure ribadita, dalla solita retorica di come eccellono le donne in medicina, in politica, nell’imprenditoria, nello sport, nell’insegnamento, ecc, però sempre a salari sottopagati e facendo il doppio di fatica. Si perché esiste l’imprescindibile potere generatore della gravidanza con l’accudimento dei figli. In questa retorica non può mancare poi il solito stereotipo che se fossero le donne a comandare non ci sarebbero guerre. Beh, almeno questo per favore risparmiatecelo, come se non esistessero donne dure e autoritarie. Solo per un piccolo gioco di memoria fu Margaret Thatcher o condurre la guerra delle Falkland, chiaro! Il gioco di contrapporre le femmine ai maschi può andar bene fino a quando si è bambini per i giochi di cortile, ma addurlo a pensiero politico come fanno le femministe porta a un processo degenerativo tossico sia per gli uomini che per le donne. Le donne manifestando tutte quelle sindromi ansiose e le più disperate somatizzazioni che una volta avrebbero definito isteria, invece gli uomini rimanendo castrati e deboli succubi di un modello culturale regredito all’archetipo del puer aeternus, per compiacere l’onnipresente mamma.

G.L. Cerere

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