Fino ad oggi mi sono astenuto sul polverone che è scaturito dalla pubblicazione del libro “Freunde im Edelweiß – Ein Sittenbild der Südtiroler Politik” sul caso delle intercettazione delle conversazioni per l’affare delle concessioni SAD sul trasporto pubblico locale altoatesino. Io l’ho scritto più e più volte che il System Südtirol, era, ed è ancora un luogo di privilegi, apartheid, nepotismo e clientelismo vario. Non è una novità per me, anzi mi meraviglia invece che si voglia fare ancora le verginelle su quanto accaduto e far sembrare che siano cose solo degli ultimi anni. È da metà anni settanta che si è instaurato questo sistema di gestione dell’autonomia altoatesina, fatto pressoché in modo bulgaro senza nessuna forma di bilanciamento di pesi e contrappesi economici e politici. La SVP ha sempre fatto il bello e il cattivo tempo, e i suoi problemi se li risolveva a porte chiuse al suo interno. Una volta il nemico e il pericolo era lo sporco e cattivo stato italiano con i suoi cittadini, fine dei ragionamenti, ma da quando hanno iniziato a gestire i soldoni che arrivavano da Roma si sono iniziate ad aprire cordate e correnti per la spartizione dei “piccioli”. Allora tutto questo clamore per cosa? Molto probabilmente perché si sono resi conto di essersi comportati come tutti gli altri italiani? Cioè senza quella loro presunta superiorità genetica di essere i migliori perché Südtiroler? Ecco perché si meravigliano, non tanto perché hanno sbagliato e anzi ribadisco, continuano a sbagliare, ma perché si sentono più simili ai sporchi e cattivi altoatesini di lingua italiani e figuriamo agli italiani. Insomma lo smacco non sta nell’aver fatto delle malefatte, ma che si siano rese pubbliche. Basterebbe che una qualsiasi procura o persino che la Corte dei Conti facesse qualche controllo incrociato sugli atti amministrativi di tutti i 116 comuni altoatesini per capire che quanto successo con l’affare SAD non è un’eccezione, ma la regola. In tutti questi anni di verginelle in politica ne ho viste ben poche, e quelle poche sono durate si e no il battito di un ciglio sonnolento. Allora non meravigliamoci di quanto è successo. I nomi e i cognomi dei vari familiari di cordate politiche e interessi vari, li possiamo leggere tra le righe in migliaia di deliberazioni, decreti, ordinanze, concessioni, autorizzazioni di tutti i comuni altoatesini e della giunta provinciale. Lo scandalo sta nel voler trasformare la gestione del denaro pubblico, in questo caso quello del trasporto pubblico locale, in una mera diatriba interna di partito. Ai lettori magari piaceranno le intercettazioni pubblicate perché vanno a stimolare i più reconditi e pruriginosi sentimenti emotivi, ma il vulnusnon sta lì. È sempre la solita arma di distrazione di massa per oscurare la malagestione economica e finanziaria di questa autonomia locale basata sull’apartheid etnica e non su una realtà territoriale locale. Voler far apparire ancora una volta che i politici di adesso siano degli sprovveduti o peggiori dei precedenti e l’altro giochetto a cui non ci casco. La pera non cade mai tanto distante dal pero, per cui non illudiamoci che adesso sono peggio o in altre parole una volta erano meglio. Sono semplicemente uguali, Kompatscher non è il peggiore presidente della provincia come ha detto Widmann, perché presupporrebbe che gli altri siano stati migliori, e qui proprio non ci siamo. La gravitas di un politico, intesa come virtù romana, non la si misura comparando con gli altri, ma col valutare quello che fa, che ha fatto e che farà la persona. Insomma il libro è si interessante, ma non aggiunge nulla di nuovo a quanto non già si sapesse. Se si volesse fare veramente del giornalismo investigativo si dovrebbero fare indagini approfondite razzolando tra uffici e archivi, soprattutto sugli inizi delle diverse carriere politiche, perché è da giovani che si combinano le “marachelle”, non quando si è politici a tutto tondo. Pubblicare i verbali delle intercettazioni significa fare i dattilografi, nulla di male in questo, ma il giornalismo investigativo è altra cosa. Alle fine come tutte le cose Brisant si spegneranno come un fuoco di paglia.Fino ad oggi mi sono astenuto sul polverone che è scaturito dalla pubblicazione del libro “Freunde im Edelweiß – Ein Sittenbild der Südtiroler Politik” sul caso delle intercettazione delle conversazioni per l’affare delle concessioni SAD sul trasporto pubblico locale altoatesino. Io l’ho scritto più e più volte che il System Südtirol, era, ed è ancora un luogo di privilegi, apartheid, nepotismo e clientelismo vario. Non è una novità per me, anzi mi meraviglia invece che si voglia fare ancora le verginelle su quanto accaduto e far sembrare che siano cose solo degli ultimi anni. È da metà anni settanta che si è instaurato questo sistema di gestione dell’autonomia altoatesina, fatto pressoché in modo bulgaro senza nessuna forma di bilanciamento di pesi e contrappesi economici e politici. La SVP ha sempre fatto il bello e il cattivo tempo, e i suoi problemi se li risolveva a porte chiuse al suo interno. Una volta il nemico e il pericolo era lo sporco e cattivo stato italiano con i suoi cittadini, fine dei ragionamenti, ma da quando hanno iniziato a gestire i soldoni che arrivavano da Roma si sono iniziate ad aprire cordate e correnti per la spartizione dei “piccioli”. Allora tutto questo clamore per cosa? Molto probabilmente perché si sono resi conto di essersi comportati come tutti gli altri italiani? Cioè senza quella loro presunta superiorità genetica di essere i migliori perché Südtiroler? Ecco perché si meravigliano, non tanto perché hanno sbagliato e anzi ribadisco, continuano a sbagliare, ma perché si sentono più simili ai sporchi e cattivi altoatesini di lingua italiani e figuriamo agli italiani. Insomma lo smacco non sta nell’aver fatto delle malefatte, ma che si siano rese pubbliche. Basterebbe che una qualsiasi procura o persino che la Corte dei Conti facesse qualche controllo incrociato sugli atti amministrativi di tutti i 116 comuni altoatesini per capire che quanto successo con l’affare SAD non è un’eccezione, ma la regola. In tutti questi anni di verginelle in politica ne ho viste ben poche, e quelle poche sono durate si e no il battito di un ciglio sonnolento. Allora non meravigliamoci di quanto è successo. I nomi e i cognomi dei vari familiari di cordate politiche e interessi vari, li possiamo leggere tra le righe in migliaia di deliberazioni, decreti, ordinanze, concessioni, autorizzazioni di tutti i comuni altoatesini e della giunta provinciale. Lo scandalo sta nel voler trasformare la gestione del denaro pubblico, in questo caso quello del trasporto pubblico locale, in una mera diatriba interna di partito. Ai lettori magari piaceranno le intercettazioni pubblicate perché vanno a stimolare i più reconditi e pruriginosi sentimenti emotivi, ma il vulnusnon sta lì. È sempre la solita arma di distrazione di massa per oscurare la malagestione economica e finanziaria di questa autonomia locale basata sull’apartheid etnica e non su una realtà territoriale locale. Voler far apparire ancora una volta che i politici di adesso siano degli sprovveduti o peggiori dei precedenti e l’altro giochetto a cui non ci casco. La pera non cade mai tanto distante dal pero, per cui non illudiamoci che adesso sono peggio o in altre parole una volta erano meglio. Sono semplicemente uguali, Kompatscher non è il peggiore presidente della provincia come ha detto Widmann, perché presupporrebbe che gli altri siano stati migliori, e qui proprio non ci siamo. La gravitas di un politico, intesa come virtù romana, non la si misura comparando con gli altri, ma col valutare quello che fa, che ha fatto e che farà la persona. Insomma il libro è si interessante, ma non aggiunge nulla di nuovo a quanto non già si sapesse. Se si volesse fare veramente del giornalismo investigativo si dovrebbero fare indagini approfondite razzolando tra uffici e archivi, soprattutto sugli inizi delle diverse carriere politiche, perché è da giovani che si combinano le “marachelle”, non quando si è politici a tutto tondo. Pubblicare i verbali delle intercettazioni significa fare i dattilografi, nulla di male in questo, ma il giornalismo investigativo è altra cosa. Alle fine come tutte le cose Brisant si spegneranno come un fuoco di paglia.

G.L.Cerere

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