la rubrica di PostaCerere
Molti di voi avranno visto martedì sera su RAI Uno “Porta a Porta” il confronto tra Matteo Salvini e Matteo Renzi, Matteo vs Matteo. Alla detta dei più, tutti si sono divertiti, io personalmente no, forse sarebbe stato meglio andare a dormire; ci è mancato poco che mi addormentassi sul divano. Non mi sono divertito perché non ho visto nessuno vincere nettamente a parte l’audience di Bruno Vesta, 25,4% di share. In fin dei conti un programma che vive dal 1996 avrà motivo di esistere. I giochi sono stati molto equilibrati, ho trovato Renzi molto più preparato sui numeri e Salvini che invece continuava a ripetere che saranno i numeri degli elettori a dargli ragione e si affidava più sull’impatto emotivo col solito mantra: io sono in sintonia con gli italiani. Insomma un siparietto studiato alla perfezione dove invece che convincere gli elettori incerti, non ha fatto altro che consolidare le rispettive tifoserie. Continuando il paragone calcistico si è trattata di una partita amichevole. Noiosa con un pareggio scontato, dove l’importante è solo fare vedere il gioco. Nessuno ha cercato realmente di fare del male all’avversario. Forse perché entrambe ne potevano uscire malridotti. Poi io sinceramente non capisco perché fosse necessario un dibattito/confronto tra il leader di un partito che ha il 33% dei votanti (12% sulla popolazione) con uno che si e no arriverà al 4% (per cui 1,5 % sulla popolazione). Due partiti che in modo diverso criticano il governo. Due politici che fino adesso hanno usato lo streaming social istantaneo di twitter, facebook e altro, adesso si sono convertiti alla vecchia televisione generalista? Come mai? Forse per purificarsi dalle ultime due sconfitte politiche? Una quella di non essere riuscito a portarci alle elezioni, l’altra di non essere riuscito spaccare il PD come voleva. Beh, sicuramente entrambi si possono ritenere i veri artefici del governo attuale, il primo per la fase distruttiva e il secondo per la fase costruttiva.
Quello che mi preme sottolineare è che non ho sentito in nessuno dei due un idea di Italia, entrambi omologati nel contingente, abituati come loro solito ad affrontare la politica giornalmente come quotidianamente fanno i post sui social. Non si capisce se la Lega è sovranista o no, non si capisce se Renzi è di sinistra o no. Invece si è indubbiamente capito che entrambe sono per le privatizzazioni a prescindere. Non si capisce se si deve uscire dall’euro o no, non si dice nulla sulle scelte economiche ed industriali del paese. Nemmeno uno straccio di analisi economica per capire se uno è Keinesiano o neoclassico. Scusatemi se sono tignoso, ma un minimo di cultura economica per chi si vuole candidare a premier dovrebbe saperla, invece nulla. Tanti slogan, che per Dio ci stanno, ma una occasione del genere nel sancta sanctorum nazional popolare dove sono sfilati D’Alema col risotto, Berlusconi col patto con gli italiani, Taormina col plastico, ecc., mi sarei aspettato almeno un gesto importante da uno dei due, invece nuovamente niente. Quello che poi alla fine mi è mancato, è stato anche una parte terza che facesse checking sui numeri, o dei strumenti immediati di verifica su chi diceva cazzate e chi diceva la verità, altrimenti si può mentire senza nessun ritegno. Allora cosa ci sta dietro a questo finto incontro scontro mediatico? Non lo so. Di certo nulla è mai lasciato al caso. Forse alla fine le tartine del backstage hanno sentito più di noi, ma ormai sono tutte finite nella pancia di entrambe.
G.L.Cerere