Merano, 10 dicembre – Sciopero totale alla ex Solland di Sinigo che ha portato oggi ad un duro scontro degli operai della ex-Memc che hanno bloccato i camion cisterna per impedirne l’accesso alla fabbrica.
I cinquantadue lavoratori rimasti a presidiare lo stabilimento meranese nonostante nessun seguito alle promesse di ricollocamento avanzate dal Presidente della Provincia Arno Kompatscher che, è da dire, sembra non voglia incontrarli, in queste ore stanno giustamente mostrando i muscoli dell’ultimo tentativo di salvare una delle più importanti industrie italiane in suolo altoatesino.
“Mancano ancora cinque cisterne e circa un mese di lavoro allo svuotamento completo dell’impianto e al suo spegnimento – spiegano arrabbiati gli operai – ma non hanno ancora neppure uno straccio di precontratto o di prospettiva futura di quale sarà il nostro destino lavorativo, oltre alll’ipotesi rilancio dell’attività produttiva a Sinigo, anticipata al Mise, e subito accantonata a livello politico dopo l’asta di smantellamento”.
Interviene sull’argomento anche la sezione locale di CasaPound: “Se sembra ormai chiaro il volere della giunta provinciale di chiudere per sempre il capitolo Solland Silicon, lasciando morire la fabbrica in una lenta agonia che tiene appese ad un filo 52 famiglie italiane – dichiara in nota il consigliere di Cpi Andrea Bonazza – dall’altra il menefreghismo della politica si scontra ancora una volta contro l’ennesimo insegnamento di coraggio e determinazione che gli operai di Sinigo stanno dando in difesa del proprio lavoro”.
“Non si possono più accettare promesse da marinaio e false speranze da parte di chi intende deindustrializzare questa terra e, soprattutto, la sua componente italiana – continua CasaPound – questo ennesimo Natale senza garanzie per gli operai della ex-Memc deve necessariamente portare risposte concrete e, ancora una volta, esprimiamo la nostra solidarietà militante ai lavoratori della fabbrica mettendoci a loro disposizione” conclude la nota.