Bolzano, 23 aprile – Rispettando le norme snti-Coronavirus, nella grande sala di rappresentanza del Comune di Bolzano si sono svolti ieri i primi lavori di gruppo dall’inizio della pandemia.
Tra i vari contributi approvati elargiti dalla Commissione Cultura e destinati alle associazioni, il Centro di Documentazione ed informazione della Donna, chiamata “la Biblioteca delle femministe” di piazza Parrocchia a Bolzano, quest’anno quest’anno sarà esclusa da ogni contributo. Il motivo lo spiega il consigliere comunale Andrea Bonazza sul suo blog www.andreabonazza.info (è stato nuovamente eliminato sa Facebook per un post in ricordo del cantautore inglese David Bowie)
“Questa biblioteca comunale rossa – scrive il consigliere di CasaPound – da statuto direttivo gestita da madre e figlia Forcato e fino a pochi mesi fa dalla ex partigiana ed ex senatrice della sinistra, Lidia Menapace (ANPI), dopo alcune verifiche e sopralluoghi si presenta in condizioni pari a quelle del magazzino di un campo rom, con disordine ovunque e materiali di ogni genere che nulla hanno a che fare con i libri. Una pessima organizzazione nella catalogazione e nei prestiti con diversi testi andati perduti, difficoltà a reperire qualsiasi tipo di documentazione, da quelle fiscali a quelle burocratiche e un direttivo associazionistico che ad oggi ha come membri unicamente madre e figlia mentre le leggi nazionali prevedono almeno tre persone per il principio stesso di democrazia”.
“Da quando a fine anni 90 l’allora giunta comunale di sinistra chiuse lo storico e frequentatissimo bar La Vecchia Bolzano per accontentare i capricci delle femministe di sinistra – continua Bonazza – con i soldi dei contribuenti i locali di piazza Parrocchia hanno perlopiù ospitato una ristretta cerchia di femministe politicamente schierate a sinistra, anche la più estrema. Con il susseguirsi degli anni e il cambio delle gestioni nulla è cambiato se non il vertiginoso crollo di iscritti e clienti, fino ad arrivare agli ultimi anni in cui la biblioteca si trovava spesso chiusa e con un servizio delirante. Una biblioteca disordinata come il loro ruolo sociale. Dannosa per il Comune e per le sue casse che dando seguito alla proposta degli uffici preposti oggi spenderanno mille euro in meno non concedendo tale contributo. Ubi Girl Power, cultura animi cessat” conclude Bonazza.
Tutta la commissione cultura ha votato compatta contro il contributo all’associazione.