La rubrica di PostaCerere 

“Dal momento in cui ti inoltri in quella via sarai tu la freccia e la direzione. Tu non segui l’esempio. Tu sei l’esempio”. Ecco io sono fatto così e mi comporto sempre di conseguenza, ma purtroppo il mondo è malato e sicuramente non di COVID, ma di indifferenza, narcisismo ed egoismo. Motivo? Ve lo spiego subito. Ieri pomeriggio stavo viaggiando sulla S.S. 12 con la mia moto e all’improvviso un rallentamento inspiegabile, penso ad un incidente, perché in quel tratto con ci sono incroci e la strada è stretta tra il fiume Isarco e la montagna. Si procede a passo d’uomo e ad un certo punto capisco. Vedo a circa 200 metri davanti a me un cane che corre a zig zag in mezzo alla strada. Nessuno che si ferma o che cerca di prenderlo tutti lo schivano come fosse un sasso, intanto questo povero cane impaurito e spaventato abbaia e corre. Visto quanto sta accadendo mi ricordo proprio di quella scritta letta un po di tempo fa. Accelero con la moto, sorpasso tutti e mi piazzo in mezzo la strada, la parcheggio e blocco il traffico in entrambi i sensi di marcia. Ho pensato: “Si fottano tutti”; in quel momento non mi fregava nulla di nessuno, il mio obiettivo era salvare quel cane ed evitare conseguenze ben più gravi. Bloccato il traffico con tutti gli automobilisti e camionisti increduli e forse anche scocciati, mi sono avvicinato prudentemente al cane, che era pure di taglia medio grande, e con calma e voce tenera ho cercato di avvicinarmi. Grazie al suo permesso, mi sono avvicinato e l’ho preso. Senza guinzaglio e senza collare a mani nude sono riuscito accarezzandolo e rassicurandolo a spostarlo al margine della carreggiata. Con il cane tra le braccia a bordo strada e la moto accesa in mezzo alla strada, nessuno si è degnato a darmi una mano. In questa situazione cercavo di tirare fuori il cellulare per chiamare il 112, logicamente il telefono mi cade perché appena riesco a prenderlo in mano il cane si muove. Gli automobilisti incuranti della situazione riprendono a muoversi incuranti di me, del cane e della mia moto in mezzo alla strada. A loro bastava passare facendo slalom. Per fortuna un anima pia vista la mia situazione blocca anche lui l’automobile e scende a darmi una mano. Mentre anche lui tiene come me il cane, io riesco a chiamare il 112. Qui inizia un altro paradosso della nostra perfetta provincia. Mi risponde un operatore educato che mi dice cortesemente che mi deve passare i Carabinieri, mi passa i Carabinieri, i quali mi dicono che non è di loro competenza e mi passano la Sanità, la Sanità mi dice che mi devono passare la Sill e quindi dopo 4 passaggi parlo con l’incaricato. Voi non potete nemmeno immaginare cosa vuol dire stare in mezzo ad una statale nell’ora di punta, con camion e autovetture che ti sfiorano di qualche millimetro perché in quel tratto la carreggiata non ha corsie di emergenza. Cerco di parlare al telefono, con il cane che abbaia e i maleducati che suonano il clacson. Insomma non si sentiva nulla, alla fine però sono riuscito a comunicare la mia posizione e mi hanno detto di attendere li, senza dirmi se fossero arrivati tra 10 minuti o 3 ore. Mi hanno detto che mi ero preso questo onere per cui dovevo stare lì. Capite la risposta. Non vi dico quanto mi sono girati, ma non è tutto. Va beh, fatto cento facciamo cento e uno. Nel frattempo con l’aiuto sempre dell’anima pia dall’accento chiaramente toscano, riesco a spostare la moto, ma intanto si era già formata una coda chilometrica e guarda caso nella coda c’era una pattuglia dei Carabinieri, con tre Carabinieri a bordo. Ingenuamente penso tra me, ma guarda che fortuna. Intanto col cane tra le mani, ripeto senza collare e senza guinzaglio, mi avvicino alla loro auto per chiedere se mi potevano dare un aiuto. La risposta è stata lapidaria, “Non è di nostra competenza e non sappiamo come possiamo aiutarla”. Se fino a quel momento potevo ancora riversare fiducia nell’Arma, li mi sono cadute le braccia. Allora io insisto nel cercare il loro aiuto, chiedo se hanno delle corde o qualsiasi cosa che possa fungere da guinzaglio. Senza controllare o fare un minimo gesto di aiuto dicono no, e accelerano lasciandomi come un pirla in mezzo la strada, perché nel frattempo la colonna si stava muovendo. Non ci potevo credere, l’Arma dal motto nei secoli fedele, se ne è candidamente fregata. Mi avevano detto cosa potevamo fare? Ma cavolo siete in tre e io sono da solo e chiedete a me cosa potete fare? Innanzitutto scendere, poi uno si mette a sud e l’altro a nord della strada e iniziate a regolare il traffico, il terzo nel frattempo avrebbe potuto chiamare la centrale e aiutarmi a tenere fermo il cane. Non sono un genio io, ma due più due almeno io lo so fare! Invece se la sono svignata come dei normali cittadini immersi nel loro ego qualunquistico. E io da solo intanto trattenevo il cane che logicamente continuava ad abbaiare e a muoversi. La fortuna ha voluto che nel giro di un quarto d’ora passasse di li un furgone cabinato degli addetti alla manutenzione strade. Per bontà d’animo sua scende e mi chiede cosa sta succedendo visto che ormai si era formata una coda chilometrica. Gli spiego tutta la storia e gli chiedo se nel furgone avesse per caso delle corde o un guinzaglio, e stavolta mi va di lusso. Trova delle corde da cui ne ricaviamo un guinzaglio, per cui riusciamo a caricare il cane nel furgone e mi dice che lo porta nella sede dove ha il magazzino, perché io gli avevo detto che avevo già avvisato “l’accalappiacani”. Allora lui si dirige verso il magazzino e io nella direzione opposta per cercare uno spiazzo in cui poter nuovamente telefonare per avvisare che il cane adesso non si trovava più in mezzo alla S.S. 12, ma nel magazzino. Chiamo, di nuovo la stessa procedura visto che non avevo numero diretto dell’accalappiacani, quindi 112 poi Carabinieri (quelli che mi hanno detto che non è di loro competenza), poi centralino sanità e infine accalappiacani. Gli spiego come andata e mi dice che allora andrà direttamente al magazzino.

Ecco quanto mi è successo. Vedete, appena vista la situazione iniziale, io mi sono posto subito il problema di come evitare che la situazione precipitasse. Questo mio modo di pensare non all’immediato, ma al futuro è quello che ci differenzia come animali evoluti. Il sapere agire d’istinto e reagire alle situazioni di difficoltà ha permesso al genere umano di arrivare dove è arrivato fino adesso. Purtroppo però ho dovuto constatare mio malgrado, che non tutti sono uguali, alcuni stanno nel gregge e alcuni lo guidano. Io come sempre, nonostante quello che mi è capitato continuerò a dare l’esempio, perché ormai le parole di Léon Degrelle tratte dal libro “Les Ames qui brûlent” mi sono entrate nel sangue:

“Avevo sognato un secolo di cavalieri forti e nobili, dominatori di sé prima che dominatori di altri. L’essere umano si è barricato dietro il proprio egoismo e il proprio piacere. La virtù ha abbandonato il suo canto naturale, l’aria è carica di tutti i rinnegamenti morali e spirituali. Noi usciremo da questo decadimento solo attraverso un’immensa rettificazione, reinsegnando agli uomini ad amare, a sacrificarsi, a vivere, a lottare e a morire per un ideale superiore. Contano soltanto la fede, la fiducia ardente, l’assenza completa di egoismo e di individualismo. Contano soltanto le qualità dell’anima, le sue vibrazioni, il dono totale, la volontà di tenere alto al di sopra di tutto un ideale nel disinteresse più assoluto. Giunge l’ora in cui per salvare il mondo vi sarà bisogno del pugno di eroi e di santi che faranno la riconquista. Respirare, riprendere a credere alla virtù, alla bellezza, alla bontà, a un amore, sentir danzare attorno a sé sulle onde mille altre vele gonfie di vento portate da uno stesso soffio verso la stessa chiamata. Quando il mare dorato vedrà affluire questo biancore la rivoluzione sarà in marcia levata sulle vette di questa flottiglia di anime!”

G.L. Cerere
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