La rubrica di PostaCerere 

In merito ai dati sul COVID-19 che ci sommergono quotidianamente sapete qual’è l’unico dato che possiamo definire corretto? Il numero dei morti, non inteso con il bollettino che viene giornalmente diffuso, ma con la serie storica che potremmo verificare con gli anni precedenti. Questo numero ci dirà inconfutabilmente il tasso di letalità di questo virus. In questo momento il dato che viene detto non distingue tra morti per COVID-19 o morti con il COVID-19, non è un piccolezza perché la forbice che si crea non la conosciamo. Fatta questa piccola premessa e sempre utilizzando i dati che ci vengono forniti dalla provincia possiamo però inconvertibilmente dire che i morti della seconda ondata in tutto l’Alto Adige sono maggiori rispetto a quelli della prima. Che succede? Ma non eravamo preparati a questa seconda ondata? Sono tutte domande legittime che bisognerebbe porsi vista la decimazione di vite umane. Se partiamo dall’ipotesi, e al momento nessuno lo può obiettare, che il virus non è diventato più pericoloso, questo può significare solo che il virus circola di più e colpisce di più le persone fragili. Ma allora che tipo di programma hanno fatto i politici in questi mesi se siamo messi peggio di prima? Qualsiasi essi siano, funzionano peggio di quelli della prima ondata. Ci troviamo difronte a disastrose prove di inettitudine del governo provinciale e di irresponsabilità dei cittadini, perché le colpe non sono mai solo di uno. La differenza sostanziale poi tra il primo e il secondo lockdown è il mood che circola tra le persone. Se nella prima fase andava di moda quasi una necessità di altruismo, ricordiamoci il leit motiv dell’andrà tutto bene, adesso si è passati ad un opportunismo senza veli. Questo anche perché la magnifica provincia autonoma dell’Alto Adige si è scoperta disarticolata e senza un programma di intervento serio, capace solo di aspettare che passi il tempo in attesa del vaccino. La mancata tempestiva risposta di tutti i governi, anche quello provinciale, ha cambiato la percezione reale delle persone facendole sentire isolate e indebolite difronte a un nemico capace di sterminare migliaia di persone. Questa artificiosa paura atavica ci ha reso più spietati e meno propensi alle più normali pacifiche regole di convivenza, con la conseguenza che il mondo non sarà più come prima. Il popolo è stato ulteriormente frammentato in mille rivoli che probabilmente decreterà la fine dei populismi, in quanto non esisterà più il popolo. Io vedo il pericolo che si apra un portone che permetta una ulteriore velocizzazione della globalizzazione in nome della fine dei popoli. Un iperbole di leggi e regolamenti posti dal centralismo europeo in nome della perennizzazione del debito contratto con il Recovery Found. Polonia e Ungheria si sono accorte per prime di questo nuovo uragano che sta per sommergerci, per questo hanno iniziato a fare la voce grossa. La loro sensibilità a questa nuova ondata di destabilizzazione dei sistemi nazionali deve essere da monito anche per noi italiani. Il loro grido d’allarme non deve essere percepito come lo fa passare il mainstream globalista: un semplice egoismo nazionalista, ma è un vero attacco contro tutti i popoli europei. Se c’è poi una cosa che abbiamo scoperto con questa pandemia è che la globalizzazione è il vero Virus da debellare, non con il ritorno a degli staterelli monade, ma bisogna semplicemente tornare ad essere degni dei nostri avi.

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