Ci sono romanzi che non vanno semplicemente letti ma vanno studiati. È il caso dell’Occhio del Vate, l’ultimo libro di Carlomanno Adinolfi edito da Altaforte edizioni. Un libro coinvolgente sia nella sua avventura, sia nei miti e nei riti riproposti al lettore in una sorta di “Codice Da Vinci” in chiave nonconforme, identitaria e politicamente scorretta. Credo che, nonostante le sue 300 pagine, questo avvincente romanzo storico sia in assoluto il libro che ho impiegato di più a leggere; se non altro per il grande carico di nozioni e curiosità che racchiude e che ‘obbligano’ il lettore ad approfondire tra scaffali di librerie e ricerche su Google. Dall’Eneide di Virgilio alle Vergini delle Rocce di Gabriele D’Annunzio’, e ancora dalla Divina Commedia di Dante Alighieri a Naturalis Historia di Plinio il Vecchio, enciclopedia che fortunatamente posseggo e mi è sempre di grande aiuto nelle ricerche, scopriamo che la tradizione ha conservato e tramandato l’antica sapienza di culti e conoscenze che, forse, solo con gli strumenti moderni la scienza riesce, fino a un certo punto, a spiegare. Ed è proprio tra rari e vecchissimi libri, luoghi sacri e profani e personaggi che dalla storia Classica, Rinascimento, Risorgimento e Fascismo, si snoda nell’oggi la grande avventura del protagonista di un romanzo colmo di energie, insidie e colpi di scena. Quale miglior cornice per un libro che nelle letture e nelle citazioni salta ordinatamente tra epoche storiche, se non le antiche vie della Città eterna? Quella sacra Urbe che dalla sua divina fondazione fu padrona di mondi, ordinamenti e destini guidati dagli Dei raccolti sopra i suoi colli fatali. Roma. Quell’antico sogno, quella forza primitiva e primigenia che i guardiani dei nuovi poteri instaurati vorrebbero tenere imprigionata, inoffensiva, distrutta e sepolta negli inferi. L’infinito scontro tra le forze del bene e le forze del male, con divinità arcaiche, trame segrete, rapine e sparatorie, trova qui un confronto accesissimo, con scambio di ruoli e invasioni di campo tra riti pagani, sicari pontifici, mercenari, gesuiti e ricchi massoni. Insieme al talismano dannunziano, l’occhio del Vate, una ragazza stupenda dal fascino divino farà da collante e collant nei vari capitoli via vai sempre più intricati e coinvolgenti. L’Occhio del Vate è il giusto cocktail esplosivo di storia, azione, archeologia, magia, politica, arte e cinema. Un testo che dovrebbe essere già diventato la sceneggiatura di un film destinato a sbancare i botteghini ma che difficilmente troverà produttori e registi così coraggiosi nel produrne la pellicola e, soprattutto, liberi dalle catene della rossa casta culturale italiota che sta uccidendo la cultura italiana.
Andrea Bonazza