4 maggio 1945
Il 26 e 27 aprile 1945, a guerra conclusa, non potendo più difendere il presidio, i Nuotatori Paracadutisti di Valdobbiadene, cercarono di raggiungere il battaglione che retrocedeva diretto a Venezia, considerati gli ottimi rapporti con la popolazione e per questo non dovendo temere nulla, si arresero alla brigata comunista “Mazzini” della zona, agli ordini del Comandante Mostacetti. Furono consegnati automezzi, materiali e valori, con scambio di ricevute dalle parti. In attesa delle forze armate alleate, i Nuotatori Paracadutisti furono acquartierati nella locale caserma della Finanza. Nella notte tra il 4 e il 5 maggio col pretesto di essere tradotti in un campo di concentramento, secondo gli ordini impartiti dai comandi alleati, i destinati invece alla morte vennero divisi in tre gruppi. Il primo fu caricato sopra un camion e tradotto in località “Saccol” di Valdobbiadene. Qui i marò furono spinti in una galleria, uccisi a raffiche di mitra e bombe a mano. La galleria fu fatta saltare con la dinamite occultando così il massacro. Il secondo gruppo fu tradotto in località “Medean” di Combai. I marò legati con filo di ferro alle mani dietro la schiena, furono sommariamente giustiziati, depredati e poi bruciati. Uguale sorte atroce toccò al terzo gruppo condotto in località “Bosco di Segusino”. Questo barbaro eccidio come altri su innocenti inermi, soprattutto a guerra finita, a pacifica resa avvenuta è stato volutamente sottaciuto per oltre cinquant’anni.
Fonte: ventennio e partigianate