Bolzano, 26 marzo  – Esami fittizi sulla conoscenza della lingua italiana per far ottenere il permesso di soggiorno. La polizia di Stato, delegata dal pm Francesca Graziano, ha proceduto a Modena all’esecuzione di un’ordinanza per cinque misure cautelari (un uomo in carcere e quattro ai domiciliari) per corruzione, falsità ideologica, truffa, contraffazione di documenti necessari al fine di determinare il rilascio di carta di soggiorno per lungo periodo ed indebita percezione di erogazioni ai danni dello Stato. Sono 25 gli indagati.

La Squadra Mobile di Modena ha messo nel mirino un sistema che faceva capo a un ‘Centro di Formazione Linguistico’ accreditato presso l’Università per Stranieri di Perugia. A chi doveva sostenere gli esami venivano fornite risposte già compilate o aiuti dalla commissione. Sarebbero 6mila gli stranieri coinvolti tra Lombardia, Veneto, Trentino Alto Adige ed Emilia-Romagna.

A fronte di centinaia di euro, richiedevano e ottenevano il certificato ‘CELI’, il certificato di lingua italiana.

In Piemonte sono invece ben 800 brasiliani “trasformati” in cittadini italiani nel Nord Italia, un giro d’affari di oltre 5milioni di euro che ha interessato anche il Trentino Alto Adige.  Arrestati 7 brasiliani dalla Squadra Mobile della Polizia di Stato.

In soli tre giorni sono stati capaci di trasformare 800 immigrati brasiliani in cittadini italiani, al prezzo di 7mila euro in contanti per ogni “pratica”, per un giro d’affari stimato in oltre 5 milioni di euro. Per questo sette brasiliani sono stati arrestati stamattina durante l’operazione “Super Santos” condotta dalla Squadra mobile tra Verbania e Novara. Sottoposto a obbligo di firma anche un parroco della Diocesi di Padova, colpevole di aver prodotto, in cambio di soldi, un certificato di battesimo falso per dimostrare la discendenza italiana.

Il gruppo criminale organizzava il pacchetto “tutto incluso” con non solo assistenza nelle pratiche per il rilascio della cittadinanza, ma anche escursioni sul lago Maggiore e degustazione dei prodotti locali.

Le indagini, durate oltre un anno, hanno smascherato un gruppo criminale che faceva apparire i brasiliani come residenti nei comuni delle provincie di Verbania e Novara, per ottenere l’iscrizione nei relativi registri, necessaria a perfezionare la pratica di cittadinanza.

Prima di lasciare l’Italia, i neoitaliani postavano su Facebook un selfie col passaporto comunitario in mano e con alle spalle l’ingresso del Municipio e prendevano il volo verso Stati Uniti e Canada dove, da cittadini Ue, sarebbe stato più semplice entrare.

Mesi di conversazioni telefoniche intercettate anche in portoghese, numerosi appostamenti tra aeroporti e località di arrivo, centinaia di perquisizioni negli immobili dove alloggiavano i brasiliani hanno portato alla ribalta migliaia di pratiche di cittadinanza false, frutto dell’enorme business illecito messo in piedi dagli arrestati.

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