Bolzano, 23 dicembre – Con il 15 dicembre diciamo che è iniziata la stagione turistica invernale 2019/2020. Stagione invernale fatta all’insegna di neve artificiale, sci, impianti di risalita, seconde case, alberghi, SPA, ciaspole, ecc., e chi più ne ha più ne metta. Un giro d’affari milionario che determina gran parte del PIL provinciale. Una macchina da soldi ben oliata e rodata ormai da una trentina d’anni, non più un giochino per le élite di una volta ma un cult nazional popolare. Nulla di dispregiativo tutto fa parte di quel modo di concepire la propria esistenza in quel mordi e fuggi di sensazioni effimere, parziali e volubili che hanno la durata di una settimana circa, per poi ributtarsi nella mediocrità quotidiana. Le alpi sono diventate esclusivamente il parco dei divertimenti naturale più grande in Europa, un Eurodisneyland a cielo aperto. Una predazione sulla natura che non ha eguali al mondo, solo che fa più radical chic dire che l’Amazzonia è il polmone del mondo e Bolsonaro è brutto e cattivo, piuttosto che guardare in casa propria. Non l’ho mai sentito affermare da nessun “gretino” che le alpi così come le pianure europee si sono troppo antropomorfizzate, anzi gli stessi che facevano i Fridays for Future ora vengono a fare snowboard, dato che le scuole sono chiuse. Per non parlare poi delle sardelle, ops sardine, anche loro hanno il diritto di prendersi un paio di settimane di pausa dallo stress mediatico, allora anche loro sulle alpi a fare un turismo logicamente eco sostenibile. Insomma tutte queste star da palco le ritroveremo a metà gennaio di nuovo sul mainstream ad imbottirci di soluzioni per l’ambiente dopo essersi imbottiti in baite e malghe montane mangiando ostriche a chilometri zero. Il palcoscenico dell’economia neoliberista è stato allestito, il cast delineato e i protagonisti dell’opera sono stati presentati. Metaforizzando Platone, col mito della caverna, adesso è arrivato il momento di esplorare il comportamento umano come riflesso delle dinamiche economiche. Come un buon economista sa, la regola universale dell’economia è maggior profitto col minimo sforzo, con le parole del fisico/matematico Henri Poincaré: siamo più simili alle pecore di quanto ci piaccia pensare. Tutti in colonna in autostrada!

G.L. Cerere

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