La rubrica di PostaCerere 

Come si potrebbe definire l’Italia in questo momento? Non saprei, di certo non è più uno Stato Nazione. L’ultimo segno è stato lo spostamento di ulteriori truppe statunitensi sul suolo italiano. Invece di chiudere le rimanenti basi NATO ci facciamo ulteriormente colonizzare. C’era una vecchia battuta che girava all’inizio degli anni ottanta nel mondo di destra che diceva: “Che differenza c’è tra un paese libero e un paese occupato? Il paese libero è occupato dagli americani”. Non vorrei essere frainteso, ma non siamo più uno Stato Nazione solo per questo. Abbiamo delegato all’Unione Europea una serie di competenze proprie di una Nazione, solo per citarne una: la stampa di una divisa nazionale, che lo spostamento delle truppe americane sembra una bazzecola. Abbiamo delegato il problema pandemia alle direttive dell’OMS, che poi si sono dimostrate tardive e spesso errate. Ci siamo fatti colonizzare da multinazionali straniere in mano alla finanza internazionale, mentre noi regalavamle nostre migliori fabbriche nei principali settori del terziario avanzato. Abbiamo abdicato alla politica della natalità, per lasciare spazio alla politica immigrazionista per far si che i diritti civili e sociali venissero abbandonati per andare nella direzione del mercato neoliberista. Culturalmente siamo stati indottrinati al melting pot americano da decenni di televisione imbonitrice e stereotipi culturali fantasiosi. La chiesa cattolica da direttrice per la cura dello spirito delle anime pie è diventata una succursale del pensiero cattocomunista. Per non parlare di questo governo, che con la proroga dello stato di emergenza, per una pandemia che ora miete meno morti degli incidenti stradali, ha dimostrato tutta la sua vera indole di sudditanza al globalismo neoliberista. Ci continuano a martellare col fatto che oramai siamo dipendenti da tutto, in agricoltura ci servono i braccianti rumeni, nel turismo si servono gli arricchiti germanici, nell’industria ci servono i capitali della finanza internazionale, nella difesa ci servono le truppe della NATO, ci manca solo che adesso riscrivano la nostra storia per farci credere che culturalmente siamo sempre stati un popoli di inebetiti. A tutti quelli che ci vogliano fare pure lezioni di civiltà e storia vorrei ricordare loro che provassero a fare solo una piccola passeggiata a piedi per Roma, a noi non serve Internet per sapere. Abbiamo tutto sotto casa, nel giro di 300 metri da piazza Bocca della Verità ci trovate, la Basilica di Santa Maria in Cosmedin del 12simo secolo, l’arco di Giano del 4° secolo d.c., Chiesa di San Giorgio in Velabro, il Tempio di Ercole, Tempio di Portuno 1° secolo a.c.la fontana dei Tritoni del 1715, ma che cavolo, spegnete quel cazzo di cellulare e iniziate a girare per le vostre città a testa alta. Insomma bisogna iniziare nuovamente a marciare con la testa e lo sguardo di chi non ha mai creduto nell’8 settembre. Orgogliosi di quello che siamo stati dobbiamo smettere di rimbalzare la visione del mondo social e virtuale fatto di faccine e pensieri costruiti su sfondi di foto al tramonto. Al tramonto io preferisco sempre l’alba dall’aria fresca e di color oro.

G.L. Cerere

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