Nell’ultimo Consiglio dei Ministri è stato approvato un atto per l’approvazione di un disegno di legge delega la cui bozza è già di 29 cartelle. La cosa che ha dell’incredibile è che si vuole avocare uno strumento legislativo non per un determinato oggetto, come previsto dalla costituzione, ma per l’intero arco dello scibile e delle materie di legislazione del parlamento italiano.
Ecco le deleghe delle materie chieste dal governo: attività economiche e sviluppo economico; energia e fonti rinnovabili; agricoltura e agroalimentare; edilizia, urbanistica e governo del territorio; ambiente, beni culturali e paesaggio; spettacolo e turismo; acquisto di beni e servizi della pubblica amministrazione; infrastrutture e trasporti; cittadinanza digitale; lavoro e legislazione sociale; disabilità, istruzione e università; alta formazione artistica coreutica e musicale;, servizio civile; prevenzione della corruzione, obbligo di pubblicità trasparenza e informazione della pubblica amministrazione; giustizia tributaria e sistema tributario dello stato; sanità e tutele della salute.
Un complesso arco di materie in cui il governo chiede al parlamento di intervenire con decreti legislativi. Tradotto, il parlamento potrà chiudere perché non serve più a nulla. È un atto governativo senza precedenti dalla formazione dello statuto Albertino ad oggi, cioè dall’unificazione dell’Italia. Logicamente la corte costituzionale non starà li a guardare, ma andrà a verificare la legittimità di tale legge delega e non credo che gliela passi buona. Ma quello che mi preme evidenziare è come questo governo sta in tutti i modi esautorando il parlamento dal suo compito di legislatore. Non che il parlamento lo si possa definire come un soggetto operoso ed efficace, ma è questo l’unico organo elettivo al momento.
Questa è l’ennesima dimostrazione che la costituzione italiana è diventata farraginosa rispetto alla realtà e agli sviluppi della modernità. Una costituzione troppo vincolata da accordi internazionali e all’Europa. Una costituzione sempre meno finalizzata alla crescita e al benessere della nazione, ma sempre più vincolata alla finanza internazionale, leggesi pareggio di bilancio.
Facciamo anche un paragone a livello provinciale, da prendere con le dovute cautele. Diciamo che qui da noi abbiamo già assistito ad uno svuotamento dei poteri del consiglio provinciale a favore della giunta con le famose leggi omnibus di metà e fine anno. Le quali sono sempre state utilizzate per rimediare alle “incomprensioni di potere” che di volta in volta i diversi stakeholder portavano ai lori assessori di turno. Insomma un trend di accentramento del potere che svuota ancora di più il valore della tripartizione dei poteri a tutti i livelli, e rende i luoghi elettivi di rappresentanza semplicemente delle aule dove sfoggiare l’ultima novità hi-tech o la preziosissima borsa firmata. Da questo si capisce poi la bassa preparazione dei nostri politici, dall’inutilità del ruolo che andranno a ricoprire. Per non parlare poi della sempre più bassa affluenza a tutte le votazioni, un trend irreversibile e le ultime votazioni regionali in Abruzzo sono li a testimoniarlo.
Da qui si capisce la necessita non solo di cambiare il sistema elettorale, ma l’assetto istituzionale completo dello stato italiano. Questa cosa fa paura a tutta la classe dirigenziale e politica italiana perché fin qui si sono adagiati all’interno del loro orticello per coltivare solo il proprio elettorato. Qui bisogna rivoluzionare tutto l’assetto costituzionale per creare dei nuovi patrioti in grado di ridare vigore alla nostra amata nazione e renderci orgogliosi di chiamarci Italiani.
G.L. Cerere