Bolzano, 19 settembre – Con il primo di una serie di incontri serali aperti a tutta la cittadinanza, ieri sera, 18 settembre 2019, dopo la chiusura estiva, ha riaperto lo spazio sociale nonconforme RockaForte, con la prima conferenza della stagione.
Il tema della serata di ieri era la censura effettuata su Facebook verso una determinata area politica. Oratori della serata sono stati il padrone di casa e Consigliere Comunale di CasaPound nel Municipio di Bolzano, Andrea Bonazza; l’altrettanto Consigliere Comunale, sempre nel Comune di Bolzano, di Fratelli d’Italia, Marco Galateo e Lorenzo Molinari, direttore di Radio Bolzano. Sarà stata la serata calda, sarà stato l’interesse verso la problematica della censura, sarà stata l’attualità del tema, sta di fatto che l’incontro è iniziato sotto i migliori auspici; sala gremita in ogni posto a sedere e persone in piedi fin sulla porta. Non una novità per chi frequenta la RockaForte, ma è sempre bene ricordarlo viste le miriadi di conferenze finanziate dalle diverse amministrazioni con le sale sempre vuote.
Andrea Bonazza ha iniziato la serata presentando gli ospiti e ringraziandoli per la partecipazione, ma poi si è gettato subito sull’argomento come suo solito, senza giri di parole. La responsabilità di una siffatta censura è chiara e precisa e i nomi stanno tutti in un area politica precisa, quella della sinistra. Dal secondo dopoguerra in poi, in Italia tutta l’editoria è stata in mano a editori che hanno sempre cercato in qualunque modo di educare il lettore. Non di informare il lettore, ma si sono sempre, soprattutto in modo autoreferenziale, arrogati il diritto di fare educazione. Questo modo di gestire il mainstream mediatico logicamente non poteva escludere i nuovi mezzi di informazione cosiddetti social. Se fino a qualche anno fa era sufficiente gestire televisioni, radio e giornali ora era arrivato il momento di applicare lo stesso criterio anche per i social media. Nulla di nuovo dal mio punto di vista, era previsto e prevedibile, difatti social non lo sono mai stato e non lo sarò mai.
Ma torniamo al tema della serata cioè come mai Facebook ha censurato proprio determinati profili e soprattutto quali. Indubbiamente è sotto gli occhi di tutti gli utenti di Facebook, che le pagine di tutti i rappresentanti di CasaPound e Forza Nuova, come si suol dire sono state bannate, ma in maniera indiretta è successo che sono state chiuse anche pagine di persone che avevano solo espresso un pensiero diverso da quello che vuole il politicamente corretto di sinistra. Insomma, non si è censurato un pensiero perché volgare, offensivo o minaccioso, ma perché non rispecchia il pensiero del nuovo sistema mondiale. Il sistema che ha permesso questo è stato molto semplice. Si sono creati dei gruppi che hanno segnalato agli amministratori di Facebook in continuazione le stesse persone. Insomma lo zampino umano della sinistra sembra che sia stato l’artefice di tale censura, una censura fatta non sui contenuti dei messaggi, ma sui soggetti a prescindere dalle argomentazioni esposte. Ora i vertici dei movimenti politici censurati hanno intenzione di fare una class action (azione giudiziaria collettiva), poi sarà la giustizia a verificare se ci sono state delle violazioni sulla libertà di espressione, in questo caso le responsabilità ricadrebbero nel penale oppure se solo delle inadempienze contrattuali, in quest’altro caso ricadrebbero nel civile, oppure entrambe.
Il secondo a parlare è stato Lorenzo Molinari, attualmente direttore di Radio Bolzano ma per molti anni giornalista di varie emittenti locali. Ha esordito con una piccola ma grande verità, se Facebook ha acquisito tutta questa rilevanza e tutto questo potere, è per merito e colpa di tutti quelli che glielo hanno delegato. Logicamente essendo una società interessata a fare profitti, la stessa non ha fatto altro che cercare di vendere il proprio prodotto facendo da megafono di volta in volta al soggetto maggiormente vendibile sul mercato. Stessa strategia che hanno anche adottato per anni tutti gli altri mezzi di informazione. Solo che quando il megafono si trasforma in consenso politico che non rispetta i dettami del mainstream globalista allora bisogna fermare l’avanzata. Così è sempre stato anche per la stampa nazionale definita di destra, non la si è mai criticata nei contenuti ma la si è sempre etichettata come carnevalesca, capace solo di titoli ridicoli senza mai analizzare nel merito quanto viene scritto. Inoltre pensiamo al paradosso, se Mediaset avesse adottato la stessa censura col Pd! Si sarebbe urlato alla dittatura, al fascismo, alla censura. Insomma un indirizzamento del pensiero attraverso il ricatto della chiusura della propria pagina, una specie di “laogai” moderno.
Ultimo a parlare, ma non per questo meno importante, è stato il consigliere comunale di Fratelli d’Italia Marco Galateo. Dopo aver ringraziato per l’invito offertogli dalla comunità militante di Cpi, ha subito esordito con una serie di esempi reali vissuti nel quotidiano, dove il concetto di libertà di opinione va a scontrarsi quotidianamente col pensiero ideologizzato della sinistra che domina in molte istituzioni italiane. Nella scuola, nelle università, nell’associazionismo, ecc, in tutte quelle situazioni di sviluppo e crescita personale e sociale. Si è dimenticata la meritocrazia per lasciar spazio ad un etica che basa le sue regole esclusivamente sull’indottrinamento culturale al puro profitto. Ma per fare questo il mondo ha bisogno di consumatori perfetti che non abbiano legami con nessun tipo di identità forte. Si perché l’identità aiuta a creare dei strumenti di discernimento semplici, ma selettivi (il sociologo Erving Goffman li definiva modelli interpretativi o canovacci n.d.a.). Il mondo moderno globalista e soprattutto neoliberista, per questo sta cercando in tutti i modi di appiattire un qualsivoglia modo di pensare diverso proprio attraverso la censura o l’eliminazione completa di informazioni critiche.
Adesso il primo segnale di allarme è evidente e sotto gli occhi di tutti, cioè quello della censura su Facebook, ma quello che ci dovrebbe far più paura sono gli algoritmi dei diversi motori di ricerca, tra cui il più famoso Google, che ci fanno da filtro o censura senza che noi ce ne accorgiamo. Due sono le risposte che si possono e si devono dare in questo caso. La prima è quella giudiziaria; perché innanzitutto bisogna ristabilire il diritto all’interno di una nazione sovrana, e non permettere più ad una azienda privata di diritto statunitense di arrogarsi di fare quello che vuole ovunque lo voglia. Secondo, accanto alla battaglia sul pensiero libero sui social, bisogna anche dargli meno potere di quello che hanno assunto fino ad oggi. Per far questo c’è solo una possibilità, ritornare a fare politica tra la gente e confrontarsi con la realtà circostante. Spegnere più spesso gli smartphone, scollegarsi dal mondo virtuale e riprendere in mano la propria vita reale fatta di relazioni umane. Più o meno questa è la sintesi della serata di ieri.
G.L. Cerere