La rubrica di PostaCerere 

Onde evitare problemi di plagio vi dico subito che buona parte dei contenuti sono la sintesi e la traduzione di un articolo comparso sul Süddeutsche Zeitung del 21 luglio 2020. Alea iacta est, il dado è stato lanciato. I governi europei hanno raggiunto un accordo per il Recovery Fund a causa del COVID, ma questo cosa vuol dire? Iniziamo con i tecnicismi prima che dei contenuti. Ora che i governi si sono accordati, i programmi di spesa dovranno essere trasformati in legge e il Parlamento europeo li dovrà approvare. Anche i parlamenti dei 27 paesi dell’UE dovranno approvare la novità per consentire alla Commissione di contrarre prestiti su larga scala. Tutto questo dovrà essere completato entro dicembre, in modo che il denaro possa fluire nel nuovo anno senza ritardi. Insomma se pensavate che domani potevate andare ad uno sportello a ritirare il contante vi sbagliavate. Per cui prima considerazione, da qui a dicembre tra Commissione Europea, Parlamento Europeo e singoli parlamenti nazionali può succedere di tutto: emendamenti, modifiche, integrazioni, ecc. Ma cosa è stato concordato? Semplice, 390 miliardi di euro in sovvenzioni e il resto in prestiti, per arrivare ad un totale di 500 miliardi di Euro. Quindi vittoria dell’opposizione dei “quattro frugali” (Paesi Bassi, Austria, Svezia e Danimarca) e della Finlandia che sono riusciti a imporre la loro volontà di non accettare i 500 miliardi di sole sovvenzioni. Andiamo avanti coi tecnicismi. La maggior parte delle sovvenzioni, 312,5 su 390 miliardi di euro, saranno distribuite attraverso un nuovo programma dell’UE a sostegno degli investimenti e delle riforme governative. I governi dovranno elaborare dei piani con progetti ammissibili per il periodo 2021-2023, e la Commissione Europea dovrà valutare se si potranno aiutare i singoli Paesi ad andare avanti. Gli esborsi saranno anche legati al raggiungimento di obiettivi intermedi dei progetti da parte dei governi nazionali. Inizio a ridere già adesso. La Commissione Europea dovrà rimborsare i debiti che si sta assumendo entro il 2058. Si tratta solo dei 390 miliardi di euro che saranno utilizzati per le sovvenzioni, perché il resto del denaro del fondo sarà concesso dall’autorità come prestito, quindi sarà da restituire completamente interessi compresi. La Commissione Europea ha proposto di non iniziare a pagare il debito fino al 2028. Tuttavia, l’accordo prevede che il pagamento del debito inizi prima se la Commissione riuscirà a trovare nuove fonti di reddito. Un’imposta sulla plastica sarà introdotta già all’inizio del 2021: i singoli governi dell’UE dovranno trasferire 800 euro a Bruxelles per ogni tonnellata di rifiuti di imballaggio in plastica non riciclata. Entro il 2023, al più tardi, dovrà essere aggiunta una tassa digitale e un’imposta sulle importazioni di beni prodotti da paesi meno rispettosi del clima rispetto all’Europa. Tradotto, altre tasse italiani! Il bilancio pluriennale 2021-2027 dell’Unione Europea non varierà, ricalcherà più o meno quello precedente 2014-2020 a differenza che in questo caso i paesi frugali Austria, Paesi Bassi, Danimarca e Svezia, in quanto contribuenti netti, visto che hanno accettato i 390 miliardi di sovvenzioni riceveranno maggiori sconti. Rido nuovamente per la vittoria di Pirro di Conte. Non so se si è reso conto che i nostri vicini austriaci avranno uno sconto più che triplicato rispetto al 2020. Mi domando veramente se sanno fare di conto! E gli olandesi con tutto questo polverone che hanno fatto cosa hanno ottenuto in cambio? I governi potranno trattenere il 25% delle entrate doganali che riscuotono per l’UE come tassa, invece dell’attuale 20%. Grazie al più grande porto europeo di Rotterdam, i Paesi Bassi trarranno indubbiamente beneficio, ma questo ridurrà anche le entrate della Commissione UE e del suo capo, Ursula von der Leyen che logicamente le andrà a cercare altrove, capiti ci siamo? Infine c’è la questione inerente alle eventuali sanzioni per inadempimento, si perché senza sanzioni una legge non vale nulla. Qui la commissione europea dovrà adottare un criterio che non cozzi con lo stato di diritto, proprio un problemino di poco conto. Insomma ora vi siete fatti un idea di cosa significa stare in questo mastodontico apparato burocratico. Vi piaccia o meno ci siete dentro, spero solo che alle prossime elezioni qualcuno se lo ricordi.

G.L. Cerere

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