Ogni epoca storica ha sempre avuto delle sub culture giovanili. Dal momento dell’abbandono dal proprio gruppo familiari si sono sempre cercati altri gruppi aggregativi per sentirsi meno soli nel mondo “esterno”. Questo modo di iniziarsi alla vita adulta è sempre stato studiato dall’antropologia ed etichettato con lo studio dei riti di passaggio. Quindi al contrario di quello che molti potrebbero pensare le cosiddette “mode giovanili” sono sempre esistite. Inoltre queste mode hanno sempre influito maggiormente le giovani generazioni nelle fasi di transizione, perché non avendo radici profonde sono quelle risentono maggiormente del vento e di tutte le intemperie. Così è stato anche agli inizi degli anni 80 quando dall’estero arrivavano quei costumi che poi caratterizzarono la cultura giovanile di quel periodo. Finita la sbornia quasi univoca dei figli dei fiori e dei fricchettoni, i giovani iniziarono a sperimentare mode più ristrette e differenziate in antitesi proprio alla precedente uniformità culturale sessantottina, il cui unico risultato finale è stato la distruzione delle radici storiche della millenaria cultura italiana. Da qui il proliferarsi, con l’aiuto di un crescente panorama musicale sempre più poliedrico e dalla massiccia trasmissione di programmi Made in USA, decine di stili e gruppi giovanili fortemente uniti da una subcultura in antitesi all’altra subcultura. Nascevano in Inghilterra Punk, Skins e Mods, negli USA i Rockabilly e i Metallari, in Germania i Dark, ecc. Ogni nazione prendeva e dava qualcosa alle altre e poi ne faceva una sintesi creando così una nuova forma di subcultura giovanile che poi a sua volta andava nuovamente ad influenzare le altre. Era un fermento dovuto ad un nuovo benessere generalizzato dell’occidente e ad un boom demografico senza precedenti. Uscivi di casa e di ritrovavi a schierarti con un gruppo, ma soprattutto anche contro altri gruppi. La scelta non era semplice con chi collocarsi, ma questo indubbiamente semplificava quel giro di relazione che ogni giovane necessitava di avere. Il gruppo dei pari come nuova famiglia. In Italia nascevano come vero e unico fenomeno giovanile i cosiddetti “Paninari”. Fenomeno esclusivamente italiano, perché non è mai uscito dai confini nazionali, a parte la Svizzera italiana. Fenomeno che poi è entrato fortemente in tutta la cultura italiana, soprattutto mediatica, perché ha costruito e influito la generazione che è diventata l’attuale “classe dirigente”. È stato un fenomeno veramente autarchico anche se però scimmiottava il modello culturale dell’attual cultura neoliberista. Partendo da modelli culturali figli dell’edonismo e narcisismo sessantottino mescolava gli ideali monetari degli USA. Insomma un fenomeno tutto italiano che ha attinto tutte le sue fonti fuori dai confini nazionali, una specie di sindrome di Procuste generalizzata o magari un semplice “vorrei ma non posso”. Una sbornia euforica di finto sopraggiunto benessere economico da sventolare nella piena indifferenza di quello che sta succedendo intorno. Ora quella generazione intrisa di quei modelli neoliberisti ed esterofili è quella che dato la figliazione all’attuale generazione di ragazzi intrisi di Queer theory come se fosse tutto un continuum logico. Tutti pronti a schierarsi a favore del DDL Zan senza capirne il motivo e soprattutto le argomentazioni di chi si oppone. Non starò qui io a scrivere gli elementi che possono suscitare dibattito al suddetto DDL, mi basti dire che tra i primi firmatari si trova la Boldrina (visto che vuole il femminile nei pronomi, io lo metto anche nei nomi) e Speranza. Bisogna sempre ricordarsi che se adesso ci ritroviamo in una situazione, significa sempre che è in ragione di un passato. Allora non c’è da meravigliarsi di quello che sta succedendo con le generazioni d’oggi. Gli influencer alla Ferragnez sono proprio così perché hanno avuto dei genitori che hanno dato il loro meglio in quell’epoca di sbornia della Milano da bere. Non fategliene una colpa assoluta, perché siamo tutti figli della nostra storia, ma esistono delle differenze siderali tra chi percepisce il presente in senso assoluto e chi lo percepisce in senso effimero. Dico semplicemente che tutti ci dobbiamo sentire responsabili di quello che lasciamo ai posteri e capire sempre, si spera, anche in anticipo il genius saeculi (spirito del tempo) in cui ognuno di noi oggi vive.
G.L.Cerere
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