Torino, 23 novembre – “L’asterisco è bruttura: che uccide l’italiano e la cultura”, questo il testo dello striscione affisso nella notte dai militanti del Blocco Studentesco, come critica, nei confronti del Liceo Classico “Cavour” per via della scelta di adottare l’asterisco al posto della forma di genere nelle comunicazioni interne e esterne dell’istituto.

“Il fatto che una scuola – inizia la nota del movimento – in quanto istituzione abbia deciso di adottare questa orribile stortura della lingua come standard comunicativo è aberrante. Ma il tutto peggiora ulteriormente se consideriamo che si parla di uno dei più antichi Licei Classici del capoluogo piemontese.”

“Questa moda di evitare l’utilizzo di un genere non è certo simbolo di progresso ma piuttosto un imbarbarimento della lingua più bella del mondo. La lingua della Nazione che ha dato i natali ai grandi poeti e filosofi, viene deturpata – prosegue la nota del Blocco Studentesco – per compiacere l’assurda visione di qualche sedicente minoranza e dei soliti radical chic che stanno affossando l’istruzione italiana.”

“Ci siamo sempre impegnati e ci impegneremo con tutti i mezzi a nostra disposizione – conclude il Blocco Studentesco – per fermare questa imposizione che nulla ha a che vedere con il rispetto delle persone e, forse, sarebbe ora che accademici ed istituzioni si schierassero a favore dell’italiano piuttosto che del politicamente corrett*, o meglio del politicamente sgrammaticato”.

Sulla questione interviene anche l’associazione Provita e Famiglia Onlus: «Cancellare studenti e studentesse come ha fatto il Liceo Cavour di Torino significa appiattire la mente, la cultura e l’identità dei giovani per un fine ideologico. Chiediamo l’intervento del ministero dell’istruzione, perché faccia rispettare al Cavour la legge italiana che obbliga la pubblica amministrazione a scrivere tutti i propri atti in lingua italiana e non tollera esperimenti linguistici», è il commento di Jacopo Coghe, vicepresidente di Pro Vita & Famiglia.

«E cosa c’entra l’articolo 3 della Costituzione, che il preside della scuola cita, che recita che tutti i cittadini hanno pari dignità a prescindere dalla propria condizione?», aggiunge Maria Rachele Ruiu, membro del direttivo di Pro Vita & Famiglia. «Dov’è la dignità nel fingere che queste condizioni non ci siano? Che non ci siano differenze? – prosegue – Nessuno sano di mente può pensare che l’asterisco a scuola, lo schwa nei libri della Murgia e la carriera alias e similari possano portare beneficio. Così si fa rientrare dalla finestra il ddl Zan: un indottrinamento all’ideologia gender, si cancellano maschio e femmina sulla pelle dei nostri giovani».

«La diga – conclude la nota – sta franando così velocemente che persino un esponente del mondo Lgbt come Cecchi Paone, nell’ultima puntata di Zona Bianca, si è scagliato contro l’identità fluida e la carriera alias, descrivendola come “una nevrosi, non è un fatto reale”».

Lascia un commento

Per favore inserisci un commento
Per favore, inserisci qui il tuo nome