Recensione di Andrea Bonazza su “Un Soffio di Libertà”, libro del sindaco di Bolzano Renzo Caramaschi, edito da Mursia.

Un romanzo storico molto coinvolgente ambientato agli inizi dell’Ottocento, quando le truppe napoleoniche entrarono in Alto Adige e un plotone di questi si insediò a Stoana, in una Val Aurina ben descritta da Caramaschi sia geograficamente, sia nell’epoca affrontata.

Dialoghi e situazioni che fanno riflettere sul senso di “democrazia, uguaglianza e libertà” importate da truppe di occupazione, laddove l’ordine naturale del lento vivere della campagna e dei pastori non ne necessitano il bisogno.

Dalle pagine del libro si apprende un senso di “Patria” che entra in contrapposizione con sé stesso a seconda del punto da dove lo si guarda; la Heimat ancestrale dei villaggi montani in lotta per la sopravvivenza con la natura, e l’idea imperiale e guerriera dei valori di una rivoluzione francese che, decapitate le teste dell’aristocrazia opprimente, nelle campagne di conquista napoleoniche ricalca con le armi le ingiustizie dei titoli nobiliari dei suoi predecessori.

Contadini ostili nel mettere in discussione le proprie ragioni, contro soldati la cui fede militare vacillerà dinnanzi alla purezza dei bambini e a donne di rara bellezza.
In questo ho rivisto un po’ di Ray Bradbury tra la mente di un sergente francese che ho ricondotto al pompiere Guy Montàg, e alcuni abitanti della comunità luterana di Stoana che mi hanno ricordato i ribelli di Fahrenheit451.

Racconti e combattimenti descritti in modo avvincente che immedesimano il lettore in entrambi i fronti, ragionando sulla tragedia della guerra e ridiscutendo il significato di eroismo, cosa che ovviamente mi ha visto contrariato ma attento a seguirne lo sviluppo del pensiero dell’autore.

Altra protagonista del romanzo è poi la religione: dalla fede personale, intima o di comunità, riposta in un Dio che invoca la pace, fino ad affrontare lunghi viaggi erranti, banditi in un Europa divisa dai confini delle Chiese, cattoliche, ortodosse e protestanti, che lasciano ben poco spazio ad interpretazioni personali ed eretiche di chi auspica un ecumenismo fondato sulla fede per le antiche scritture contro la dittatura della presunzione di uomini che legiferano in nome di Dio.

Senza annunciarvi la fine del libro, devo riconoscere che un “Soffio di Libertà” è davvero un bel romanzo storico in cui il Sindaco intende far riflettere il lettore sugli errori del passato che, tra chiese e imperi di guelfi e ghibellini, ha riportato in ogni epoca l’uomo europeo a combattere contro sé stesso.

Oggi però, e adesso Sindaco accetti la vena polemica di critica politica, l’invasore dell’Alto Adige non giunge ne da Francia, Baviera o Italia, ma bensì è importato da terre ancor più lontane nella cultura, con prodotti multinazionali che attaccano i nostri agricoltori e immigrazioni di barbari che stanno distruggendo l’ordine civile della nostra società, depredando il sistema sociale di un popolo che deve le proprie ricchezze al sangue e al sudore dei suoi antenati.
Un popolo il nostro, caro Sindaco, che si trova oggi schiacciato a terra, calpestato dalla marcia cieca di una politica sorda ai Valori delle Patrie e al servizio del capitale e del consumismo più sfrenato di cui anche i nuovi barbari sono schiavi. Una politica, quella dei suoi partiti di maggioranza, caro Sindaco, serva di un Dio ben più crudele delle divinità dipinte in affreschi o testi sacri… Un incolmabile Dio Denaro che alle preghiere dei devoti pretende il sangue dell’individuo che per rincorrere l’oro fugge dalle responsabilità collettive, quelle che in tempi oscuri rappresentavano i veri pilastri della Civiltà europea. La stessa Civiltà che, nel bene e nel male, portava ordine, ma che oggi, purtroppo, importa unicamente disordine e caos a danno dei popoli che hanno dato la vita per Essa.

Andrea Bonazza

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