la rubrica di PostaCerere

Bolzano, 14 ottobre  – Mi dispiace ripeterlo, ma lo avevo già scritto in momenti non sospetti che la denominazione Alto Adige dava fastidio. Basta leggersi il mio articolo del 26 Aprile 2019 http://www.lavedettaditaliabz.it/2019/04/26/tour-of-the-alps-nome-inglese-per-solo-sponsor-sudtirol-addio-alto-adige/ . Per cui non mi meraviglio di questo ultimo passo. Era già ormai da più di 15 anni che tutte le pubblicazioni ufficiali edite dall’amministrazione provinciale avevano sostituito la scritta Alto Adige con Provincia di Bolzano. Basta consultare tutte le pubblicazioni dell’Astat (l’istituto di statistica provinciale) per verificare quanto sto dicendo. Lo feci presente ad un consigliere provinciale di allora perché si attivasse a livello ministeriale, ma non fece nulla. Adesso si cade dal pero come se non si sapesse nulla. Il processo di tedeschizzazione e cancellazione non solo dei toponimi, ma della stessa lingua italiana è un dato di fatto all’interno di tutte le pubbliche amministrazioni. Ormai il bilinguismo è rispettato solo a Bolzano, Merano, Laives e qualche altra località altoatesina. Nel resto prevale esclusivamente nella migliore delle ipotesi la lingua di Goethe, altrimenti il dialetto locale. Ma la responsabilità è da attribuire principalmente ai rappresentanti politici di lingua italiana, che in tutti questi anni non si sono mai adoperati per rivendicare il diritto dei confini di questa terra. La SVP con la chiusura del contenzioso internazionale e il benestare dell’Austria ha continuato a livello delle istituzioni europee lo smantellamento del confine del Brennero e lo smantellamento della comunità di lingua italiana dell’Alto Adige. Io credo che più di forza e arroganza del mondo di lingua tedesca, in questo caso si debba parlare di debolezza degli italiani dell’Alto Adige. Piegati e supini da anni alle scelte politiche provinciali non hanno mai avuto il coraggio di stare con la schiena dritta. Qui non si parla di prevaricazione, ma di rispetto. Rispetto che è stato barattato con i soldi, che mamma provincia spreme come un limone da Roma, così dissero loro stessi un po’ di anni fa ad un loro congresso di Merano. Adesso si festeggerà se la SVP ritirerà l’ultima decisione, cosa che dubito semplicemente perché a Roma come sempre latitano. L’unica risposta vera e duratura che si deve dare è a livello territoriale. Aspettare che qualcun altro risolva i problemi, ci ha portato a questo, e di questo il mondo di lingua tedesca ne è pienamente consapevole. Siamo noi che dobbiamo scendere in piazza e rivendicare i nostri valori e ideali. La nostra debolezza è la loro forza. Se si pensa che sia sbagliato parlare di noi e loro come un concetto del passato, si sbaglia, si sbaglia completamente perché loro continuano a farlo dal 1918. Siamo noi che non lo facciamo più e per questo perdiamo. Per essere ancora più chiaro, con questo non intendo che solo la parte politica ragiona in questi termini, ma tutta la popolazione di lingua tedesca. L’ottusità con la quale si vuole attribuire ad una parte politica e non al loro elettorato è la semplice dimostrazione di assenza di analisi da parte dei nostri politici e dei cittadini stessi. Il NOI e il LORO esiste ed è sempre esistito e fare finta di non vederlo ha portato a questo. Difficile fare paragoni, ma se la Turchia invade uno stato sovrano come la Siria, con la scusa di assicurare una fascia di protezione dai terroristi Curdi e nessuno fa nulla, cosa sarebbe successo se durante gli anni sessanta nel pieno del terrorismo assassino dei “BAS – Pfunderer Buibm” l’Italia avesse invaso l’Austria? Siamo sempre alle solite, si chiede agli italiani tolleranza e rispetto e intanto si viene trattati a pesci in faccia. Ogni tanto ricordarsi che questo confine è stato conquistato col sangue e una Vittoria non sarebbe una brutta cosa.

G.L. Cerere

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