Bolzano, 13 gennaio – Il 20 maggio si avvicina e le trattative per le future alleanze si fanno sempre più intense in vista dell’ennesima tornata elettorale. A Bolzano, ma come nel resto d’Italia, si aprono i dibattiti su chi sia l’elettorato di una formazione rispetto ad un altra; sia a sinistra come a destra. Da qualche anno i due fronti si sono trovati in mezzo al fuoco incrociato di due movimenti che sono usciti dalla classica distinzione storica, cioè la Lega salviniana e il Movimento 5 Stelle. La Lega salviniana è nata da un percorso secessionista per arrivare a un progetto chiamato Prima gli Italiani; il Movimento 5 Stelle è sorto da una piazza di Fan Culo a Bologna fino a diventare un pilastro doroteo del palazzo. La parte dirompente e rivoluzionaria di entrambe le due formazioni politiche è stata prima disattivata e poi spenta. Chi sono stati i pompieri della situazione lo lascio alla vostra fantasia anche se è chiarissimo da parte mia. I sondaggi però adesso ci dicono che la Lega salviniana è in fase ascendente e il M5S sull’orlo del precipizio. Io personalmente non ho mai creduto e mai crederò a qualunque movimento che nasce senza una profonda analisi storica e senza nessun collegamento col passato, o che nel giro di qualche anno cambia paradigma politico economico come se fino a ieri non fosse successo nulla. Le ampolle del Po e i raduni di piazza di Grillo non me li posso scordare così facilmente, però sembra che gli italiani lo facciamo con grande disinvoltura, visti i flussi elettorali. All’italiano in generale sembra che non piaccia sentirsi diverso, si vogliono spesso identificare con la figura vincente del momento, qualunque essa sia. Quindi si passa dal viva il Duce a viva il Re, a viva gli Americani, a viva la Repubblica con una disinvoltura che non ha eguali al mondo. Dopo la fine della seconda guerra mondiale, in Italia non si trovava neanche un fascista a morire, finita la prima repubblica non si trovava neanche più un socialista o un democristiamo nemmeno col lumicino; figuriamoci poi i comunisti duri e puri che fine hanno fatto dopo la caduta del mondo sovietico. Insomma sembra che l’Italia sia un paese con una fucina di idee e movimenti politici che anticipa i tempi della politica a livello mondiale. Più o meno tutti i paesi poi ci scopiazzano. Berlusconi è solo uno degli ultimi esempi, dopo di lui sono venuti i suoi sosia Sarkozy e Trump. Il concetto di “sovranismo salviniano”, con le sue sfaccettature identitarie si sta espandendo a macchia d’olio in tutta Europa, altro esempio di anticipatori della politica. Insomma noi italiani facciamo da prodromo di questo fermento di politica partitica. Quello che però manca sono i contenuti profondi con cui riempire questi nuovi contenitori, sembra che si sia interessati prima a riempirli di persone e poi di idee. In conclusione il paradigma per cui nasce un movimento è invertito, prima ci si unisce intorno a un qualcosa non ben definito e poi lo si riempie. L’opposto di quello che è successo nel passato. L’onore, la fedeltà e la tradizione si dovevano dimostrare e poi si diventava cavalieri, non viceversa. Invertendo i fattori è logico che il compromesso diventi la linea guida per tenere insieme gli adepti, ma così facendo si gioca al ribasso per far numero e massa. Ma la massa ha un valore di criticità proporzionale al valore della sua inerzia, ha tempi di accelerazione e di frenata più lunghi, ma l’impatto è maggiore come l’energia che si sprigiona in un impatto. Non sono un nostalgico o un reazionario, ma credo che per rilanciare un concetto, un idea, una Weltanschauung bisogna avere quel coraggio avanguardista fatto di coerenza, rettitudine e soprattutto d’azione. La moda del momento è invece quella dei selfie per autodefinirsi e autoreferenziarsi, si fanno proclami che al 99,99% rimangono virtuali o nella migliore delle ipotesi virali, ma sempre nulla di concreto. Persone che si definiscono di sinistra lucrano sull’immigrazione riempiendo così i loro conti correnti; imprenditori che si definiscono di destra che trattano le loro maestranze come schiavi. Insomma, ci credo che i movimenti risultano essere le scelte più apprezzate nell’urna elettorale, non pongono vincoli di nessuna sorta e poi tanto fra qualche anno ne nascerà uno nuovo con nuovo restyling e nuovi slogan. Forse sto semplicemente invecchiando, e noto con molta più facilità l’aumentare dei colpi della strega piuttosto che i colpi di fulmine. Mi sono innamorato una volta e a quell’amore ho deciso di dedicare tutta la vita. Non cambio casacca, cerco eventualmente con la forza delle mie argomentazioni di far innamorare altri o far si che ci si avvicini. Per cui ben vengano movimenti e azioni, ma mi raccomando; prima di tutto devono essere riempiti di contenuti.
G.L. Cerere