La rubrica di PostaCerere 

Il carnevale di Rio de Janeiro è finito. È durata un mese la sfida tra la scuola di Samba Democratica e quella Repubblicana ma alla fine ha decretato un vincitore, Biden. O scusate mi sono sbagliato, quella era la sfida per la presidenza degli Stati Uniti d’America, mi ero confuso. La differenza tra i due eventi non è molta, ma in questo caso viene decretato uno dei più potenti uomini della terra. Il vincitore per un risicato numero di voti non si sa chiaramente chi sarà e questo la dice tutta sulla situazione di un paese “non Stato” che nell’ultimo secolo ha fatto il bello e il cattivo tempo nel mondo. Le previsioni dicono che il vincitore sarà Biden, anche se avrà ricevuto migliaia di voti in meno rispetto a Trump. Il sistema elettorale settencentesco dei grandi elettori suddiviso tra i diversi Stati rende complicato e non privo di ricorsi ogni tornata elettorale. Chi vincerà non sarà di certo un apostrofo rosa per noi italiani come per tutte le altre nazioni della terra. Ma analizziamo la differenza tra i due e quali potrebbero essere le conseguenze per il sistema mondo. Partiamo da Trump. Tutti i giornali economici prima della pandemia hanno sempre esaltato Trump, pure il Financial Times, scrivendo che le politiche economiche neoliberiste hanno ridotto la disoccupazione in Usa e ridotto la pressione fiscale sulle imprese, quindi tutti avevano promosso le sue scelte economiche, persino la sinistra italiana. Ma siccome a me piace guardare i dati disaggregati e non solo quelli macroeconomici, si nota che è aumentata si l’occupazione in USA, ma trattasi semplicemente del cosiddetto “lavoro povero”, quello che non permette la sussistenza e necessita di una seconda occupazione con un totale di 12 ore lavorate per avere un salario minimo vitale. Questa nuova povertà lavorativa, e non disoccupazionale, è un fenomeno nuovo che arriverà anche da noi nei prossimi due tre anni perché fa parte di quel sistema produttivo che necessità il “capitalismo immateriale” di Amazon, di Microsoft, della Silicon Valley e di tutte le altre imprese che fanno concorrenza al sistema produttivo capital-comunista cinese. In fase di pandemia Trump avendo avuto la possibilità di stampare moneta ha distribuito soldi a pioggia a tutti, una scelta che qualsiasi presidente avrebbe fatto, quindi non si può definire un merito ma un semplice atto dovuto. In ambito finanziario, Trump, a livello mondiale non ha mosso una pedina per impedire lo strapotere dei Tycoon cinesi che si stanno comprando il mondo a suon di debiti degli stati nazionali. Di Biden possiamo invece dire che la sua politica economica rispecchierà pari pari quella di Obama, cioè portare i problemi interni degli USA all’estero. Difatti tutte le politiche dei democratici si sono concentrate sempre più in politica estera che in politica interna, basti guardare il numero di conflitti armati scatenati dai presidenti democratici rispetto a quelli repubblicani. Trump è stato il primo presidente che non ha acceso nessun nuovo conflitto, e questo è un grande merito. Proprio la politica estera di Trump è stato il suo tallone d’Achille, non ha saputo mantenere il vecchio sistema democratico, ma non ha nemmeno creato un nuovo blocco che giustificasse le sue mosse. Un esempio evidente che ci coinvolge è stata la scelta di disimpegnarsi dallo scacchiere del mediterraneo lasciando mano libera a Erdogan e la Russia. Aver lasciato carta bianca in Libia, Siria e ora in Azerbajan a Putin e Turchia ha intaccato la sua credibilità in quanto paese guida della Nato. Non che questo mi dispiaccia, ma se questa è la scelta anche degli Stati Uniti noi come italiani dobbiamo uscirne il prima possibile in modo da intervenire direttamente in quei scenari che coinvolgono direttamente i nostri interessi. Comunque la scelta degli USA di disimpegnarsi lentamente dalla NATO era già iniziata sotto la presidenza Obama, con la riduzione dei finanziamenti. Ennesima dimostrazione che è ora di uscire dalla NATO senza se e senza ma. Se poi guardiamo le azioni di politica estera di Trump in Medioriente, non possiamo far altro che metterci le mani nei capelli per la sua linea sionista. Avendo per primo avvallato il riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele, ha innescato quel processo di disconoscimento del popolo Palestinese e dello Stato Palestinese con tutto quello che ne consegue, terrorismo compresoBiden di certo adesso non tornerà indietro anzi dovrà affrontare in futuro tutte le mancanze che Trump non ha saputo o voluto affrontare. Trump per noi italiani è stato sempre divisivo, ha acceso i più biechi oppositori e i suoi più fanatici sostenitori, ma in realtà non ha fatto nulla se non farci visita, perché non ha tolto un dazio che fosse uno sui nostri prodotti, allora di cosa stiamo parlando. Biden invece è un politico di professione che riporterà gli USA al suo vecchio leit motiv di paese guida nel continente panamericano sfruttando dove è possibile il differenziale economico tra le diverse nazioni e la forza del dollaro come moneta unica commerciale in ambito finanziario. Allora di cosa stiamo parlando, meglio Trump o Biden? nessuno dei due a mio parere. Meglio avere una politica italiana forte e potente che riporti ordine in una nazione frammentata e allo sbando da una scelta scellerata si rinunciare ad una propria moneta e di entrare in una Unione Europea sempre più appendice nello scacchiere politico internazionale.

G.L.Cerere 

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