Napoli, 5 feb – “Muore giovane chi è caro agli dei”, recita un frammento poetico di Menandro. Sarà stato così anche per Dmytro: quel ragazzo giovanissimo, appena 23enne, che come oggi compiva il suo sacrificio. Era il 2013 e la “macchina dell’ingiustizia” esercitava il consueto potere: mossa dall’ira politica, accecata da un odio mai estinto. “Arresti ad orologeria” a Napoli: quella città meravigliosa e lontana, molto, dall’Ucraina di Dmytro Yakovets. Lui, soprannominato “blondie” per la chioma dorata e gli occhi azzurri, cristallini, si mobilitò per esprimere solidarietà ai camerati partenopei arrestati con accuse assurde che cadranno anni dopo. Trovò la morte sotto a un treno mentre affiggeva uno striscione tinto di solidarietà e cameratismo, verso coloro che, pur non avendoli mai conosciuti, sentiva fratelli di un Europa diversa.